Brio ed effervescenza alla presentazione del libro Stelle della danza sotto il cielo di Nervi

Quando si partecipa all’anteprima di un libro si ha come unica certezza quella di non averlo ancora letto, anche se parecchie anticipazioni avevo avuto la fortuna e il piacere di presentarle su InformaDanza. Ma un conto sono alcuni articoli, un altro un’opera compiuta e articolata e questa differenza la percepisco compiutamente solo ora, dopo che il libro l’ho sfogliato, leggiucchiato e – permettetemelo, dato che un libro è un’esperienza sensoriale completa – annusato.

Lia Musarra, Maurizio Tamellini, Stefano Giacchetti e Francesca Camponero
Lia Musarra, Maurizio Tamellini, Stefano Giannetti e Francesca Camponero

La presentazione di Stelle della danza sotto il cielo di Nervi (Cordero Edizioni) è stata organizzata nel quadro di Genova Outside Dancer, la manifestazione estiva di danza che si svolge sotto l’egida del Teatro Carlo Felice. L’incontro ha goduto del patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova e Fondazione Teatro Carlo Felice. Quest’ultimo, assieme all’Associazione Teatro Carlo Felice ha patrocinato anche la pubblicazione, che ha visto un contributo del Goethe Institute di Genova. Queste citazioni, oltre a essere doverose, danno anche il quadro dell’importanza di questo libro e dell’interesse che, ancora oggi, a qualche anno dalla scomparsa di Mario Porcile, desta quello che fu il Festival Internazionale del Balletto di Nervi e della nostralgia che noi genovesi appassionati di balletto proviamo per quello che fu un fiore all’occhiello per la nostra città.

A presentare il libro, insieme a Francesca e alla giornalista Ginni Gibboni, che ha moderato il dibattito e presentato gli ospiti arrivando documentatissima, con schede biografiche accuratissime, c’erano Stefano Giannetti, Lia Musarra e Maurizio Tamellini (citati rigorosamente in ordine alfabetico, venuti a Genova apposta per l’occasione), tre persone sorridenti, rilassate, felici come possono essere felici coloro che, animati da una grande passione, hanno potuto realizzarla ai massimi livelli e portarla nei più grandi teatri di tutto il mondo. E di questo ne abbiamo parlato nel corso dell’aperitivo che abbiamo preso dopo la parte teatrale dell’incontro. Si stava commentando la trasmissione televisiva che ha visto Roberto Bolle protagonista qualche mese fa e il discorso è caduto sul sorriso di Misty Copeland. Un sorriso che rappresenta la felicità di chi ce l’ha fatta, di chi è diventato grande in una professione che richiede innanzitutto una enorme passione, di chi sa di essere un privilegiato perché ha la possibilità di fare ciò che più gli piace nella vita.

Ma procediamo con ordine, del “dopo teatro” parlerò più avanti.

Nell’auditorium intitolato a Eugenio Montale aleggiavano due fantasmi: uno, è ovvio, era quello di Mario Porcile, definito da Stefano Giannetti, grande e importante per la storia della danza quanto Diaghilev. L’altro, altrettanto ovvio, era quello di Rudolf Nureyev che al Festival ha partecipato fin dai suoi esordi in Europa occidentale. a partire da uno spettacolo che non venne pubblicizzato per la precisa scelta di non rischiare un incidente diplomatico con l’Unione Sovietica. Nureyev era un personaggio di grandissimo carisma e ha lasciato un segno indelebile anche come coreografo, ma chi era presente in sala venerdì ha avuto modo di venire a conoscere alcuni aspetti del suo bizzoso carattere che solo chi ha danzato con lui può conoscere. E con lui hanno danzato sia Stefano Giannetti, che Lia Musarra, che Maurizio Tamellini (sempre in rigoroso ordine alfabetico).

Ma la presentazione del libro è stata anche un’occasione per fare pubblicamente il punto sullo stato della danza in Italia e anche in questo caso il “la” lo ha dato Stefano Giannetti lamentando come oggigiorno chi vuole emergere si vede costretto a passare da trasmissioni come Amici di Maria De Filippi, che forniscono una visione limitata di un’arte che è e rimane principalmente teatrale. Tamellini ha integrato questo concetto dicendo che negli stage che lo vedono protagonista come maestro cerca di insegnare ai giovani che prima si studia, poi si diventa bravi e infine famosi, e che è sbagliato pensare di diventare prima famosi e poi mettersi a studiare per diventare bravi, così come troppo spesso accade.

Lia Musarra ci ha invece raccontato del periodo trascorso a Mosca. Due anni di perfezionamento al Teatro Bolshoi prima di iniziare la carriera di prima ballerina, prima come free lance, e poi in compagnia all’Arena di Verona.

Il discorso si è, come si può vedere, allargato a 360° e il libro è passato in secondo piano, ma a Francesca andava benissimo così, perché ha potuto incontrare tre carissimi amici e tutti abbiamo potuto vedere quanto forte sia questo legame, nato nelle scuole di danza e negli stage, e proseguito durante la carriera giornalistica della nostra autrice, che evidentemente ha saputo mantenere e coltivare delle belle amicizie.

nurejewAlla fine ci sono stati anche alcuni interventi dal pubblico. Era presente e ha parlato Angela Galli, la maestra di danza che ha rilevato la famosa palestra di Mario Porcile nella centralissima via Luccoli. E la figura carismatica di Nureyev è ritornata prepotentemente sulla scena con l’intervento di Giorgio Cesare Tagliafico, che ci ha raccontato la storia del celeberrimo scatto (qui a destra) che ritrae il grandissimo ballerino russo con un sorriso enigmatico mentre esce dalla Sala Margherita in via XX Settembre a Genova (la Sala Margherita fu la sede dove il Teatro Carlo Felice metteva in scena gli spettacoli fino al 1992, anno del completamento della ricostruzione del teatro distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale).

Insomma, una mattinata decisamente interessante che si è conclusa con la proiezione di un breve filmato contenente estratti di spettacoli interpretati da alcuni degli artisti più amati dal Maestro Porcile: Giselle con Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn, Spartacus interpretato Vladimir Vasiliev e la Morte del Cigno con Yvette Chayiré (ricordata da Stefano Giannetti come la sua “madre artistica”), completato da un divertensissimo estratto di un lavoro di André Tahon con le sue marionette.

Dopo l’incontro, le fotografie di rito e un ricco rinfresco offerto dalla Associazione Teatro Carlo Felice, un’allegra compagnia di una dozzina di persone si è trasferita in un locale accanto al teatro per un aperitivo e ha… completato l’opera. Si è continuato a parlare di danza e gli aneddoti si sono fatti sempre più confidenziali. Lo sapevate che Nureyev era solito apostrofare tutti con irripetibili parolacce in russo? O che la divina Maria Taglioni aveva la gobba? O quando Nureyev – sempre lui – girava per le sale prova del Teatro alla Scala in accappatoio e mostrava a tutti una piastrella di porcellana che teneva in tasca, dato che aveva appena comprato l’isola di Li Galli e si proponeva di riarredare la villa che era stata di Massine, chiedendo a tutti consiglio su come rifare la stanza da bagno. Roba di questo genere, a dimostrazione che si può parlare di argomenti culturali anche senza essere dei seriosi tromboni.

A me personalmente resta la grande soddisfazione di aver contribuito, seppure indirettamente e in maniera molto limitata – il lavoro vero è stato di Francesca, sia quello della scrittura che quello organizzativo – a riportare a Genova il discorso dei Balletti di Nervi. Diciamo pure che lo spirito dei Balletti è tornato, seppure soltanto per poche ore, a casa sua. E poi, grazie a questi bellissimi personaggi che ho avuto il piacere di conoscere, ho arricchito il mio repertorio di spunti curiosi sul mondo della danza. Della serie, lo sapevate, ad esempio, che Francesca Camponero ha danzato nella Bayadère del Balletto del Kirov proprio ai parchi di Nervi? Una volta o l’altra ve la racconterò… da adesso a settembre, quando il libro uscirà nelle librerie, abbiamo molto tempo.

Alberto Soave

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