Blues

È il padre legittimo e riconosciuto del jazz, e quindi della danza jazz.

Il blues nasce nel profondo sud degli Stati Uniti in un periodo imprecisato, comunque durante l’epoca dello schiavismo. Nasce sotto forma di nenia cantilenata dagli schiavi, i quali accompagnavano il proprio lavoro, ad esempio la raccolta del cotone, con un canto che lenisse, alleviasse o distogliesse dalla fatica e dal dolore. Il suo stesso nome – infatti, blue in inglese vuol anche dire “triste”, “malinconico” – rende in modo inequivocabile gli stati d’animo che questa forma di canto rappresentava.

L’evoluzione della nenia a ritmo è quasi naturale. Al ritorno dai campi, gli schiavi, dopo giornate anche di sedici ore di duro lavoro, si raccoglievano davanti alle loro abitazioni, spesso poco più di capanne, o nei prati antistanti la casa padronale. Con l’ausilio di qualche strumento musicale malconcio, cantavano e suonavano melodie struggenti e ripetitive, dove gli schiavi riversavano sui ritmi africani la triste condizione della loro vita. Ed ecco il Blues.

La musica del blues è esasperante, ossessiva, infinitamente lenta, voluttuosa, ripetitiva fino al parossismo. Riesce ad esprimere perfettamente uno stato di fatto in cui sono mescolate un’infinità di sensazioni umane, che spaziano dalla rassegnazione al desiderio d’amore, alla più struggente nostalgia per il proprio paese natale, ai soffocati tentativi di ribellione.

Il blues, con tutte le sue derivazione, in primo luogo il jazz e il rock, è la prova tangibile dell’influenza degli afro-americani sulla musica fino ai nostri giorni.

Per il blues concepito come oggi lo conosciamo sono occorsi decenni e l’utilizzo di altri strumenti musicali, in primo luogo il pianoforte, non accessibili agli schiavi durante la fase iniziale della sua evoluzione.

Fino agli anni ’60, il blues era un vero e proprio ballo da competizione, diffuso in tutto il mondo. Via via sono venuti a mancare gli esecutori per cui la tradizione si è persa, anche se qualche esibizione di blues, in prevalenza di matrice dilettantistica, sopravvive in alcune sagre paesane.


A cura di Alberto Soave


Fonti:

  • Sergio Da Milano, Le Danze Jazz, Gruppo Editoriale Muzzio, 1988
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Inoltre forniamo informazioni sul modo in cui utilizzi il nostro sito alle agenzie pubblicitarie, agli istituti che eseguono analisi dei dati web e ai social media nostri partner. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi