La Bella e la Bestia (film)

 

Titolo originale La Belle et la Bête
Lingua originale Francese
Paese di produzione Francia, Lussemburgo
Anno 1946
Durata 96 m.
Dati tecnici B/N rapporto: 1,37 : 1
Genere drammatico, fantastico, sentimentale
Regia Jean Cocteau
Soggetto Jeanne-Marie Leprince de Beaumont
Sceneggiatura Jean Cocteau
Produttore André Paulvé
Casa di produzione DisCina
Distribuzione in Italia Scalera Film
Fotografia Henri Alekan
Montaggio Claude Ibéria
Musiche Georges Auric, Philip Glass
Scenografia Christian Bérard
Interpreti e personaggi

  • Josette Day: Belle (it.: Bella)
  • Jean Marais: la Bestia, Avenant (Splendore, Armando)
  • Mila Parély: Félicie (Felicita, Felicia)
  • Nane Germon: Adélaïde (Adelaide)
  • Michel Auclair: Ludovic (Ludovico)
  • Raoul Marco: l’usuraio
  • Marcel André: il padre di Belle
  • Emiliana Marescà: la bambina

Doppiatori italiani

Doppiaggio originale (1947)

  • Lydia Simoneschi: Josette Day
  • Giulio Panicali: Jean Marais
  • Tina Lattanzi: Mila Parély
  • Lia Orlandini: Nane Germon
  • Giuseppe Rinaldi: Michel Auclair
  • Lauro Gazzolo: Marcel André
  • Aldo Silvani: Raoul Marco

Ridoppiaggio

  • Lorenza Biella: Josette Day
  • Michele Kalamera: Jean Marais
  • Paila Pavese: Nane Germon

La Bella e la Bestia è un film del 1946 diretto da Jean Cocteau e (anche se non accreditato) René Clément (titolo originale La Belle et la Bête). Venne presentato in concorso alla prima edizione del Festival di Cannes.

La trama

Il film è ambientato nella Francia del XVII secolo. Un ricco e anziano signore ha appena perduto i suoi possedimenti, poiché i battelli di sua proprietà sono naufragati. Nonostante ciò, le sue due figlie maggiori, Felicita e Adelaide (nell’originale francese Félicie Adélaïde), continuano a condurre una vita da gran signore, comprando abiti costosi e continuando ad avere lacchè al loro servizio.

L’unico figlio maschio, Ludovico (Ludovic) perde invece le ultime ricchezze della famiglia al gioco, e per risanare i suoi debiti si affida ad un usuraio che si porta via anche i mobili di casa. L’unica che ha davvero a cuore la precaria situazione della famiglia è Bella (Belle) che, nonostante la sua grande bellezza, si riduce a fare la serva in casa propria. Per questa ragione non asseconda nemmeno le avances di Splendore (Avenant), un ricco e arrogante amico di famiglia, che la vorrebbe in sposa.

Un giorno, il padre riceve la notizia che uno dei suoi battelli potrebbe essersi salvato e corre in città, sicuro che l’informazione sia vera. Le due figlie più grandi reclamano immediatamente regali costosi e prestigiosi. Bella, invece, alla domanda del padre su cosa vorrebbe in regalo, chiede soltanto una rosa.

Quando arriva in città, il padre scopre che tutti i suoi beni sono già stati venduti per ripagare i creditori ed è costretto a tornare a casa attraversando un bosco a notte fonda. Vi si perde, ma nel suo girovagare trova un castello incantanto, con oggetti e statue semoventi, che lo accoglie come se lo stesse aspettando. Qui cena e passa la notte.

Al mattino, prima di ripartire, si ferma nel giardino per raccogliere la rosa da donare a Bella. Ma, quando ne recide una appare immediatamente il padrone di casa: il Mostro, dalle sembianze di una bestia crudele. Il padre ha abusato dell’ospitalità del Mostro e dovrà pagare con la vita, a meno che una delle figlie non si sacrifichi per lui.

Le due figlie maggiori biasimano il padre e pensano addirittura che sia giusto che muoia, perché ha dato ascolto all’assurda richiesta di Bella. Bella, invece, decide di partire per il castello del Mostro, e lo raggiunge in sella a un cavallo magico.

Quando Bella incontra il Mostro cade svenuta, spaventata dalla sua bruttezza. Tuttavia, questi non la divora, anzi, la adagia dolgemente su un letto. Quella sera, a cena, le dice che non ha intenzione di ucciderla. Sarà invece la regina del castello. In cambio, lui dovrà porle tutte le sere la stessa domanda, una domanda di matrimonio. Bella, ovviamente, rifiuta categoricamente.

Nei giorni successivi, Bella osserva il Mostro. Di giorno sente grida spaventose e lo vede sporco di sangue, come se avesse ucciso animali o persone (ipotesi avallata dal fatto che, nel vedere un cervo, il Mostro abbia un fremito di collera). Alla sera, invece, è galante e mostra di tenere al suo bene. Quando Bella vede che il Mostro non uccide animali o persone, ma si ferisce da solo per sfogare su se stesso i suoi istinti, capisce che in realtà è una creatura buona, che cerca di far convivere in sé due natura, quella animalesce a quella umana, rimpiangendo di non appartenere solamente a quest’ultima. Da quel momento, Bella inizia a volergli bene, e lo considera un grande amico, ma risponde sempre di no alla sua proposta di matrimonio.

Un giorno, guardando in uno specchio che le mostra i suoi pensieri. Bella vede suo padre malato. Prega dunque il Mostro che la lasci andare a prendersi cura di lui per qualche giorno. Il Mostro, che nel frattempo si è innamorato di lei, la lascia andare con estremo dolore. Le affida tutti gli oggetti del suo potere: il Cavallo Magico, lo Specchio, un Guanto che trasporta chi lo indossa in ogni luogo e la chiave del Padiglione di Diana, una stanza del castello in cui è conservato il tesoro del Mostro. Se entro una settimana non tornerà a restituirglieli, il Mostro perderà ogni potere e morirà: in pratica ripone tanta fiducia in Bella da affidarle la sua stessa vita.

Grazie al guanto magico, Bella torna a casa e aiuta il padre a riprendersi. Le sorelle sono invidiose di tutte le ricchezze di cui Bella è adorna, ma queste, in mano loro, si trasformano in vermi e serpenti. La ragazza, inoltre, commette l’errore di parlar loro della ricchezza del Mostro. Splendore e Ludovico vorrebbero appropriarsene. Con l’inganno, riescono a convincere Bella a rimanere oltre la settimana concessale dal Mostro e, rubata la chiave, i due ragazzi partono per il castello in groppa ad un cavallo. Il Mostro, nel frattempo, inizia a indebolirsi e a provare immenso dolore per l’assenza di Bella.

Lo Specchio rivela a Bella che il Mostro sta per morire. La ragazza si rende conto che la chiave del tesoro è scomparsa. Torna al castello a mani vuote, preoccupata per la sorte del Mostro, di cui si scopre innamorata. Ma ormai questi giace a terra, come morto. Intanto, Ludovico e Splendore entrano nel padiglione di Diana. Splendore viene ucciso da una freccia scoccata da una statua incantata della dea; prima di morire, assume le sembianze del Mostro. In quell’istante, il vero Mostro si rialza, e diventa un bellissimo Principe. Rivela a Bella che era stato trasformato in Mostro da una fata, che si era arrabbiata perché i suoi genitori non credevano alle fate. Solo il vero amore lo avrebbe nuovamente tramutato in essere umano. Dapprima, Bella non riconosce nel Principe le sembianze del Mostro, che anzi sembrano essere proprio quelle dello stesso Splendore. Alla fine, convinta che quello è il suo amato, lo segue in un regno di sogno in cui le sarà la regina e le sue sorelle le serve.

Versioni italiane

Come si è soliti fare con le fiabe, nell’edizione italiana del film tutti i nomi dei personaggi sono tradotti nella nostra lingua, ma con alcune differenze a seconda dei due diversi doppiaggi esistenti. Nella prima versione (1947), Avenant (letteralmente “Avvenente”) è tradotto opportunamente con Splendore. Nel ridoppiaggio assume invece stranamente il nome di Armando. La sorella Félicie, invece è Felicita nel doppiaggio originale e Felicia nel ridoppiaggio. Nel DVD pubblicato nel 2010 dalla Sinister Film sono presenti entrambi i doppiaggi italiani.

Trasmissioni televisive

Il film venne trasmesso per la prima volta in TV lunedì 23 gennaio 1956 alle 21.30 sul Programma Nazionale, allora l’unico canale esistente.

Produzione

Il Mostro, il Principe in cui si trasforma e Splendore sono interpretati dallo stesso attore, Jean Marais. Cocteau lo voleva in quei ruoli non solo perché lo apprezzava molto, ma anche perché in questo modo rendeva efficace il parallelismo tra Uomo (Splendore) e Bestia (il Mostro). Per interpretare quest’ultimo, Marais doveva sottoporsi a 5 ore di trucco giornaliere e il suo costume era realizzato in vera pelliccia di animale.

Mentre stava girando il film, Cocteau dovette essere ricoverato in ospedale per una grave forma di psoriasi, e fu sostituito da René Clément. In un’intervista avrebbe poi dichiarato: “Ho la pelle coperta da piaghe che sanguinano e fanno malissimo, ma non è niente in confronto a quello che Jean (Marais) deve sopportare: ha sul corpo una crosta talmente perfetta che rimuoverla vuol dire subire dolori più infernali dei miei!“. Si riferiva in effetti al costume della Bestia, realizzato con materiali e colle che lo facevano aderire alla pelle e ne rendevano difficile il distacco.

Una leggenda vuole che, vedendo la scena finale, Greta Garbo abbia esclamato: “Ridatemi la Bestia!“, riferendosi al fatto che quel personaggio era molto più credibile del Principe in cui si trasformava.

Molti degli effetti speciali, come il “volo” dei due protagonisti alla fine del film, il “teletrasporto” di Bella e la comparsa della scritta “Fine” nella sabbia, sono stati realizzati facendo girare al contrario la pellicola. La scena in cui le candele si accendono da sole al passaggio di Bella, per esempio, è stata girata facendo camminare l’attrice all’indietro e spegnendo le candele al suo passaggio. Successivamente, la scena è stata rimontata al contrario. Proprio in essa, tuttavia, si può notare il trucco quando viene inquadrato un camino nel quale le fiamme ardono all’incontrario!.

Alcuni dettagli di questo film appaiono anche nella versione animata disneyana.

Nella fiaba originale la Bella aveva tre fratelli a lei molto affezionati, mentre non esisteva la figura del pretendente in locca con la Bestia. Le sorelle invece figurano da sempre nella storia. Cocteau inserì quei due personaggi per rendere la storia più complessa.

Nel 1946, il film ha vinto il Premio Louis-Delluc.

Fonte: Wikipedia

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