8 gennaio, compleanno di Bronislava Nijinska

Bronislava Fominitshna Nijinskaja, cognome poi semplificato in Nijinska, è nata a Minsk l’8 gennaio 1891 in una famiglia di artisti. Sorella d’arte del più famoso Vaslav Nijinsky, Bronislava ha studiato con il maestro Enrico Cecchetti, e presso la Scuola Imperiale di Balletto di San Pietroburgo, prima di poter essere protagonista in scena al Teatro Marijnsky della stessa città baltica. La formazione squisitamente classica ha consentito alla coreografa di potersi dividere tra i teatri imperiali russi, il Teatro dell’Opéra di Parigi e, soprattutto, la compagnia Ballets Russes di Serge Diaghilev. Spesso ignara protagonista delle avventure del fratello Vaslav Nijinsky, Bronislava si è sempre distinta come danzatrice e ben presto coreografa e maestra, esercitando una significativa influenza finanche su Serge Lifar, di lì a poco eletto direttore della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Parigi. La sua partecipazione alle attività dei Ballets Russes di Serge Diaghilev ha senz’altro caratterizzato nei contenuti e nelle forme il proprio approccio alla coreografia, rinunciando agli orpelli tipici dell’Ottocento coreutico tutto appannaggio, invece, delle rivoluzionarie concezioni diaghileviane dell’arte per l’arte. Da qui ne vengono opere nuove, firmate in collaborazione con  compositori, scenografi, costumisti e danzatori fedeli all’entourage del fratello e di Serge Diaghilev, applaudito e temuto in tutto l’Occidente. Spesso la stessa Bronislava Nijinska era vittima e carnefice dell’essere sorella di Vaslav, eroe intriso di straordinaria tecnica e follia. L’andirivieni tra la ricca ed impreparata Europa e la sua amata Russia è stato interrotto a ridosso della seconda Guerra Mondiale, quando la coreografa ha preferito aprire una propria scuola di danza a Los Angeles pur continuando a lavorare, seppur saltuariamente, con i Ballets Russes de Montecarlo ed il Grand Ballet du Marquis de Cuevas. I titoli salienti di Bronislava Nijinska sono ancora oggi in repertorio nelle maggiori compagnie di balletto del mondo: Renard (musica di Igor Stravinsky, Teatro dell’Opera di Parigi, 1922), Les Noces (musica di Igor Stravinsky, Teatro de la Gaite Lyrique di Parigi, 1923), Les Biches (musica di Francis Poulenc, Montecarlo, 1924), Le Train bleu (musica di Darius Milhaud, Teatro des Champs-Elysees, 1924), il Bolero (musica di Maurice Ravel, Teatro dell’Opera di Parigi, 1928) e La Valse (musica di Maurice Ravel, Montecarlo, 1929), con il Bolero divenuto immediatamente il vessillo coreografico di Bronislava Nijinska.

Il Bolero, l’opera magna di Bronislava Nijinska

Sul finire del ventennio dei Ballets Russes di Serge Diaghilev (1909-1929), Bronislava Nijinska si inventa il capolavoro del proprio e dell’altrui repertorio, portando in scena il Bolero sullo spartito di Maurice Ravel direttamente al Teatro dell’Opera di Parigi con i Balletti di Ida Rubinstein, appendice artistica dei Ballets Russes appunto. A tenere testa ai prolifici Balletti diaghileviani ci ha pensato Ida Rubinstein con l’asso nella manica delle scene e dei costumi griffati addirittura da Alexandre Benois, confermandosi nel canovaccio tipico del tempo di ricorrere ai migliori artisti. Quella prima rappresentazione parigina del Bolero del 22 novembre 1928 vide in scena, tra gli altri, proprio Ida Rubinstein con Anatolij Viltzak raccogliendo un enorme successo di critica e pubblico. In principio Ida Rubinstein aveva pensato alle musiche pianistiche dello spagnolo Isaac Albeniz per il suo Bolero per poi, successivamente, puntare al più rassicurante francese Maurice Ravel, nonostante il soggetto coreografico era espressamente spagnolo. Il compositore di Ciboure avviò la propria partitura scostandosi parecchio da quella immaginata da Ida Rubinstein per Isaac Albeniz, puntando invece diritto all’eco pirenaico che aveva precedentemente vissuto ed ascoltato in prima persona. Da quelle emozioni e da quegli elementi Maurice Ravel compose il proprio capolavoro, prontamente divenuto il masterpiece di Bronislava Nijinska per l’interprete Ida Rubinstein, acclamata ovunque per lungo tempo al centro della taverna prevista nel suo Bolero. La ballerina gitana di ogni Bolero è stata e sarà per sempre l’oggetto ed al contempo il soggetto del parossismo che travolge di passione i bramosi interpreti, incatenando per generazioni il pubblico di ogni teatro del mondo. Da Bronislava Nijinska in poi.

Massimiliano Craus, fanpage.it

Maria Alexandrova – Bolero nella coreografia di Bronislava Nijinska

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