Le Spectre de la Rose

Balletto in un atto
Libretto e coreografia Jean-Louis Vaudoyer (da una poesia di Théophile Gautier)
Coreografia Michel Fokine
Musica Carl Maria von Weber (Aufforderung zum Tanz, orchestrazione di Héctor Berlioz)
Prima rappresentazione Montecarlo, Ballets Russes di Serge de Diaghilev, 19 aprile 1911
Interpreti Tamara Karsavina, Vaslav Nijinski
Scenografia e costumi Léon Bakst
Direttore d’orchestra Nicholas Tcherepnine
Vaslav Nijinski, Le Spectre de la Rose (1911)

Soulève ta paupière close
Qu’effleure un songe virginal ;
Je suis le spectre d’une rose
Que tu portais hier au bal.
Tu me pris encore emperlée
Des pleurs d’argent de l’arrosoir,
Et parmi la fête étoilée
Tu me promenas tout le soir.

Ô toi qui de ma mort fus cause,
Sans que tu puisses le chasser
Toute la nuit mon spectre rose
A ton chevet viendra danser.
Mais ne crains rien, je ne réclame
Ni messe, ni De Profundis ;
Ce léger parfum est mon âme
Et j’arrive du paradis.

Mon destin fut digne d’envie :
Pour avoir un trépas si beau,
Plus d’un aurait donné sa vie,
Car j’ai ta gorge pour tombeau,
Et sur l’albâtre où je repose
Un poète avec un baiser
Ecrivit : Ci-gît une rose
Que tous les rois vont jalouser

(Théophile Gautier)

Al levarsi del sipario, una ragazza rientra da un ballo (probabilmente il suo primo). Vinta dalla fatica si addormenta su una poltrona. Sogna e, nel sogno, la rosa che stringe in pugno si trasforma in uno spirito che le prodiga carezze, danza con lei, si abbandona a una vertigine passeggera per poi, all’alba, sparire da dove era entrato.

Le spectre fu, innanzitutto, una delle opere più ispirate di Fokine; in secondo luogo, fu il balletto che rivelò il genio di Nijinski al grande pubblico parigino. Nel solo 1911, infatti, vi furono trenta rappresentazioni del balletto di cui una al Théâtre du Châtelet (6 giugno) e due al Palais Garnier (Opéra, dicembre). Karsavina e Nijinski vennero identificati, nell’immaginario del pubblico, con i due personaggi dello Spectre de la rose. Sempre nel 1911, 26 giugno, il balletto fu rappresentato al Covent Garden di Londra in occasione dell’incoronazione di Giorgio V.

La coreografia è semplice, ma solo in apparenza, senza nulla di inutile o di falsamente brillante. Il virtuosismo dei due interpreti viene messo al servizio del sentimento e della poesia danzante. Un solo movimento, un solo soffio sembra animare questa danza fatta di trasparenze. Le braccia, non più sottomesse alla regola classica, dimentiche dell’inflessibile rigore delle loro posizioni, si librano nello spazio, disegnano volute, cerchi, linee che parlano, cantano, vivono.

Il celebre pas de deux è stato interpretato da molti danzatori, a cominciare dai ballerini di Diaghilev (Gavrilov, Idzikowsky, Dolin e Lifar) per arrivare a quelli del Marquis de Cuevas (Serge Golovine) e ai più recenti Nureyev e Baryshnikov.


A cura di Alberto Soave


Fonti:

  • Alberto Testa, I Grandi Balletti, Repertorio di Quattro Secoli del Teatro di Danza, Gremese Editore, Roma 1991

 

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