La musica registrata per i balletti: un vero peccato
Molti anni fa, quando le radio si diffusero nelle abitazioni private, non a caso il filosofo Theodor Adorno e il musicista Arnold Schönberg si interrogarono sullo snaturamento del significato conoscitivo della musica che ne poteva derivare. Questi due insigni personaggi avevano visto lontano, prevedendo il decadimento della musica dal vivo che ai giorni nostri ha raggiunto il culmine.
È innegabile infatti che ascoltare le note da uno strumento che vibra dinanzi a noi è diventata cosa sempre più rara e purtroppo la musica dal vivo, soprattutto in Italia, sta vivendo un pessimo periodo storico. Si lamentano i musicisti, ma, attenzione, anche il pubblico come utente finale, che, disertando diversi eventi, palesa la sua tacita lamentela. Ma allora, cosa sta succedendo?
Analizzando questa situazione, potremmo giungere a questa conclusione: troppi gli show in posti dove la musica non c’entra niente come bar, pizzerie, diner, e troppo facile l’accesso alla musica gratuita (download, peer to peer, pirateria eccetera) . Ma anche se ci troviamo immersi in “quella marmellata acustica in cui le nostre orecchie sono considerate ormai carne di porco” come sostiene una collega della Stampa, bisogna ricordare che la musica rappresenta il mezzo per eccellenza attraverso cui si trova il relax ed è anche il modo più adatto per tirare fuori tutte le nostre emozioni. Che la si faccia o la si ascolti la musica è un vero toccasana per noi uomini.
Allora, venendo all’argomento che ci interessa, ci chiediamo il perché adesso anche nei teatri lirici diventa sempre più frequente fare uso di musica registrata per la rappresentazioni dei vari balletti classici. Va bene l’ottimizzare i costi delle rappresentazioni non utilizzando orchestrali e direttore, soprattutto quando non sono iniziate le stagioni liriche e quindi il personale è ancora in ferie, ma come si fa a veder danzare le musiche di Bizet, Tchaikovsky, o anche Mikīs Theodōrakīs su registrazione? Diciamolo chiaro, questa è una vera pecca dei nostri grandi teatri!
Da un intervista fatta dal collega Francesco Borelli al maestro Stefano Salvatori che ha diretto recentemente la Carmen al Teatro Bellini di Catania, riportiamo queste sue parole: «La Carmen di Bizet è un miracolo nella storia della musica. I “motivi” melodici, armonici e ritmici si fondono sapientemente tra loro mettendo in risalto i sentimenti umani. Lavorare a questa nuova versione di José Perez è stato un bellissimo viaggio basato su una collaborazione all’unisono tra me e il coreografo. Un lavoro certosino che mi ha visto seguire le prove in sala ballo e che ha visto José assistere alle letture con l’orchestra. Il risultato è stato uno spettacolo bellissimo realizzato presso il Teatro Antico di Taormina, a mio avviso uno dei luoghi più suggestivi al mondo. Sono davvero felice che la critica abbia manifestato un generale consenso nei confronti di questo balletto. In particolare l’intesa tra la musica e la scena ha suggerito a un critico di scrivere che “i musicisti del Teatro Bellini di Catania suonassero magistralmente e quasi col fiato sospeso”. Questo era il mio obiettivo, non potevo sperare di meglio». Ed allora perchè privare questi piaceri a ballerini, coreografi, musicisti e pubblico?
Sottolineiamo che due anni fa alle Terme di Caracalla ci fu una Serata Nureyev con musica registrata; su musica registrata recentemente all’Opera di Roma è stata eseguita la Soirèe Roland Petit e la stessa sorte è toccata al balletto Zorba il greco in programma al San Carlo di Napoli .
Carla Fracci si è sempre battuta perchè questo non accadesse e noi siamo d’accordo con lei, bisogna mettercela tutta per evitare che la musica dal vivo muoia e che i balletti perdano la loro magia per questo. Forse per migliorare le cose si dovrà arrivare alla soluzione drastica di togliere tutto ciò che rende la musica “roba di poca cosa”. Il paragone più appropriato è quello delle relazioni, ossia ti rendi conto quanto vuoi bene a una persona solo quando non ce l’hai più accanto. Non lasciamo che la musica viva sia quella nostra amante di cui pensiamo di non nutrire più attrazione, perchè senza di lei siamo perduti.
Francesca Camponero