Al Carlo Felice di Genova arriva la stirpe di Gengis Khan

La prossima settimana si prospetta un programma assai interessante per gli appassionati di danza genovesi e non solo.

Lunedì 11 si avrà l’ultima occasione per assistere a “Martha la memoria del sangue”, spettacolo dedicato alla figura della celebre ballerina e coreografa americana Martha Graham (ore 10.30, Auditorium Montale), regia di Riccardo Italiano, interpreti Caterina Campo e Valentina Pescetto.

Poi, da venerdì 15 a domenica 17 il cartellone prevede quattro spettacoli della Compagnia Accademica di Danza Nazionale della Mongolia “Mongol Ardyn Büjig”. Dalla descrizione dello spettacolo, pubblicata sul sito del Teatro veniamo a sapere che la Mongolia è il Paese del cielo azzurro e pulito, di steppe infinite, di imponenti montagne, di fitte foreste, di fiumi e laghi limpidissimi, di morbide dune di sabbia. Il paesaggio, aspro e dolce al tempo stesso, il clima, rigidissimo nell’inverno e molto caldo nell’estate e la vocazione nomade delle popolazioni, con continui spostamenti cadenzati dal ritmo delle stagioni, hanno improntato di sé la danza e, più in generale, tutta la cultura musicale dei Mongoli.

Il repertorio della Compagnia comprende danze interessanti e particolari, suddivisibili in alcune grandi categorie: religioso-rituali, sia sciamaniche che buddiste, storico-militari e nazionali propriamente dette, che incarnano le peculiarità delle diverse etnie mongole. La danza è accompagnata da strumenti tradizionali e dal canto, formando insieme ad essi un’unica espressione artistica.

I Mongoli hanno sostanzialmente tre forme di musica vocale: il canto “lungo” (a distesa), praticato sia da uomini che da donne, sempre in a solo, con o senza accompagnamento musicale, con vocalizzi e fioriture innumerevoli e passaggi dai suoni più profondi a quelli più acuti, che richiede per sua natura molto fiato ed è, pertanto, incompatibile con attività lavorative, mentre è ingrediente di feste e cerimonie ed evoca gli spazi sterminati degli altipiani e delle vallate; il canto “corto”, ritmato, rapido e accattivante, anche se privo di particolari fioriture, accompagna un’attività o un lavoro precisi; il canto “Khuumi”, tipico della regione dell’ Altai, una vera e propria acrobazia vocale, riservata esclusivamente a cantanti maschili che, grazie a un gioco di faringe, naso e lingua, riescono a produrre fino a tre suoni contemporaneamente, modellando quelli più acuti e melodici sulle armoniche dei suoni più profondi.

La musica è eseguita su strumenti tradizionali, quali il liuto a 3 corde (shanz), la cetra (ioochin) a 14 corde doppie che vengono percosse con due archetti, suonata esclusivamente da donne, la cetra su tavola (iataga), suonata in arpeggio, la viella (khuur), a cassa cilindrica e archetto imprigionato tra le due corde, la viella a testa di cavallo (morin khuur), forse il più caratteristico fra gli strumenti mongoli; completano il quadro diversi strumenti a fiato, tra cui il flauto (limbe) e il corno.

Lo spettacolo che verrà presentato, per la coreografia di Sevjidin SÜKHBAATAR (allievo Igor MOISEEV per la danza di carattere e Fyodor LOPUKHOV per la danza classica), offre al pubblico una panoramica storica, dall’epoca degli Sciamani ai giorni nostri, attraverso l’epopea di Gengis Khan e la Rivoluzione del 1921. Una particolare attenzione è stata dedicata alla ricostruzione dei preziosissimi costumi d’epoca (in metallo, cuoio e seta) della Guardia di Ferro di Gengis Khan; non meno accurati sono i tradizionali costumi nazionali, realizzati in seta, pelle e pelliccia, molto variopinti e raffinati. Particolarmente degne di nota sono le acconciature femminili, già descritte con stupore dal viaggiatore medievale Giovanni da Pian del Carpine, colpito dalla loro monumentalità: i capelli vengono raccolti in due grosse code piatte ai lati della testa, tenuti insieme da un’intelaiatura in legno e da borchie metalliche, a fare quasi da ulteriore ornamento al ricco copricapo. Profondamente suggestiva la suite dedicata all’epopea di Gengis Khan: le feste nella sua corte mobile, la grande yurta imperiale trainata da centinaia di buoi; il khurultai, l’assemblea dei capi tribù dove venivano pianificate le strategie di conquista e la divisione del bottino saccheggiato; le imprese militari della leggendaria cavalleria mongola; le cerimonie religiose.

LA COMPAGNIA
Fondata nel 1945, ha un organico di 210 dipendenti, di cui 70 danzatori, 80 musicisti e 30 vocalisti. Durante la sua esistenza, si è esibita in oltre 50 paesi, al Palazzo di Vetro dell’ONU e al Teatro Bolshoy di Mosca, facendo conoscere al mondo la cultura mongola e riscuotendo ovunque grande successo. Il suo repertorio comprende danze interessanti e particolari, suddivisibili in alcune grandi categorie: religioso-rituali, sia sciamaniche che buddiste, storico-militari e nazionali propriamente dette, che mostrano le peculiarità delle diverse etnie mongole. In Italia, la Compagnia si è esibita per la prima volta nel 1986.

Dal 2013 è diretta da KHATANKHUYAG KHASKHÜÜ, giovane coreografo, diplomatosi nel 2005 come danzatore all’Istituto Nazionale di Musica e Danza di Ulaanbaatar e laureatosi come coreografo nel 2012 alla prestigiosa Accademia Russa di Arte Teatrale, più nota come GITIS di Mosca.

PROGRAMMA

“La Stirpe di Gengis Khan”
Rassegna di danze nazionali e suite coreografiche della Mongolia

Prima Parte
KHÜNNÜ
mus. M. Birvaa – cor. D. Bayarbaatar
Danza di gruppo, dedicata agli Unni, antenati dei Mongoli
suite coreografica dall’opera omonima
BÖÖGIIN BÜJIG
mus. D. Natsargdorj – cor. D. Bayarbaatar
Gli sciamani di Tengri (il Cielo, massima divinità del pantheon mongolo) predicono il destino imperiale di Temujin: guerra e conquiste
TEMUJIN IL GENGIS KHAN DEI MONGOLI
mus. J. Mend-Amar – cor. S. Sükhbaatar
Il Gran Khan, i suoi nove generali e le nove regine – suite coreografica
UR’KHAN KHONGOR SALKHI
VENTI DELLA STEPPA

musica tradizionale mongola di autore anonimo
Canto femminile a distesa accompagnato da morin khuur
KHATAD
mus. E. Choidog – cor. Ts. Sevjid
Le regine della corte del Grande Khan, che affascinarono Giovanni da Pian del Carpine per le loro complesse acconciature con i capelli fissati ai lati del capo a intelaiature in legno con borchie metalliche
JALAM KHAR
mus. E. Choidog – cor. Ts. Sevjid
Cavalli nella steppa, trio maschile
SERGELEN BIYELGEE
mus. L. Iderbat – cor. S. Sükhbaatar
Danza tradizionale di gruppo, nella quale i danzatori utilizzano principalmente la parte superiore del corpo
KHÖÖMEI
Anonimo tradizionale
A solo vocale maschile
SURYN DUULAL
mus. J. Mend-Amar – cor. S. Sükhbaatar
Arcieri e balestrieri di Mongolia
Seconda parte
SALKHIT SHUVUU
mus. M. Birvaa – cor. A. Davaakhüü
Danza di gruppo dedicata al falcone, l’uccello del vento, animale sacro per i Mongoli di religione sciamanica
URAN NUGARALT
mus. Autore Anonimo – cor. D. Majigsüren
L’antica arte della contorsione tradizionale mongola
SHIGSHREGT
mus. M. Badam – cor. S. Sükhbaatar
Danza femminile con sonagli, dedicata all’usanza delle donne mongole di fabbricare giocattoli sonori
SHILIIN BOGDYN SALKHI
mus. R. Bat-Erdene – cor. A. Davaakhüü
Danza maschile, dedicata all’antica usanza di prestare giuramento sulle pendici del monte Shiliin Bogd, situato nella Mongolia orientale
LE TRE MONTAGNE DELLA NOSTALGIA
mus. B. Damdinsüren
Duo vocale accompagnato da morin khuur
JOROON JOROO
mus. M. Birvaa – cor. D. Bayarbaatar
Danza di gruppo dedicata ai nomadi a cavallo
TSETSEGT NUUR – IL LAGO FIORITO
mus. B. Sükhbaatar
A solo di morin khuur
GLI STENDARDI DI GUERRA DI GENGIS KHAN
mus. B. Sharav – cor. S. Sükhbaatar
Suite coreografica storico-militare dal balletto “Gengis Khan”

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