Addio ad Alicia Alonso, la prima ballerina assoluta che danzava nell’oscurità
Carismatica come uno statista, mistica come una Madonna laica, Alicia Alonso era una leggenda. Amica di Fidel Castro, la prima ballerina assoluta e coreografa cubana ha innestato il rigore della disciplina nell’esuberante pueblo de la Habana che la venerava come l’artefice della Revolución sulle punte. Inarrestabile benché quasi cieca dall’età di 19 anni, non si è lasciata intimorire da tale privazione ed ha continuato perseverare nel sua dedizione per la danza riuscendo comunque a calcare il palcoscenico guidata esclusivamente dalla sua grande passione per il balletto.
Straordinaria, se non unica, la sua interpretazioni di Giselle, che ha portato in giro per il mondo lasciando ogni volta il pubblico a bocca aperta. Pare riuscisse ad intuire cioè che avveniva in scena dal modo in cui le scarpe da punta sfioravano il pavimento.
Del resto non le è mai mancato lo spirito combattivo. Nel 1949 fonda a l’Avana il Ballet Nacional de Cuba, ma le difficoltà furono tante. Nel 1959 quando non avevano appoggio economico né morale dallo Stato, fu la Revolución a offrire alla sua compagnia tutto. Il resto del lavoro è stato nelle loro mani. In un’intervista disse: «Come ha detto un noto scrittore cubano: il nostro Balletto è “una forza popolare senza riposo”. Abbiamo incorporato figli di operai e di contadini. Nei nostri ballerini la tradizione vive con un’anima latina, sensuale e musicale».
La sua carriera brilla di fantastiche esperienze, passò dalle commedie musicali di Broadway all’American Ballet Caravan di Balanchine fino all’American Ballet Theatre con maestri come Fokine, Massine, Tudor, de Mille. Esperienze che ha poi trapiantato a Cuba.
Questa donna straordinaria è mancata ieri all’età di 98 anni lasciando indubbiamente nel mondo della danza un grande vuoto.
Un giorno a chi le chiese a chi avrebbe affidato la sua eredità artistica rispose: «Il più eloquente testamento l’ho offerto ballando. Esistono la Scuola e il Ballet Nacional de Cuba di cui io sarò sempre coscienza artistica».
Francesca Camponero