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Nureyev, barbaro o divo

A dieci anni dalla morte: fu vera gloria?
di Sergio Trombetta
da "La Stampa" del 6 gennaio 2003

GRANDE coreografo. Grande Ballerino. Bravissimo, generosissimo, buonissimo. Praticamente un santo. Rudolf Nureyev moriva di Aids il 6 gennaio 1993 e il processo di beatificazione del danzatore russo è in pieno svolgimento su quotidiani e riviste specializzate. L´ultimo peana arriva dal mensile francese Danser dove è tutto una gara a incensare. Unica voce fuori del coro quella di Pierre Bergé: «Era arrogante e collerico, come me». Nel decennale della morte è forse venuto il momento di una riflessione su come e quanto il divo Rudy sia stato grande. Nessun dubbio che Nureyev, tartaro, nato in una famiglia musulmana nel 1938, creciuto a Ufa capitale della Baskiria, sia stato uno dei personaggi di spicco del `900 e uno dei maggiori danzatori del secolo. Lo testimoniano, per quanto siano una pallida copia della realtà, i video che lo ritraggono negli anni 60 e 70 al culmine della carriera. Filmati che, a vederli ora, denunciano la «normalità» della tecnica di Nureyev. Tutte le giovani star di oggi sono in grado di affrontare quelle prodezze virtuosistiche, possono fare meglio, di più. Ma proprio quei film che lo mostrano nel Don Chisciotte, in Corsaro o in altri titoli, ci danno lo spessore teatrale della sua danza. Perché era soprattutto questa la prima qualità di Nureyev. Lo splendore geniale e abbacinante della sua presenza in scena rendeva diverso, nuovo, palpitante qualsiasi personaggio usurato dalla tradizione. Nello stesso modo - il paragone non è nuovo - in cui Maria Callas sapeva dare, anche nelle registrazioni che ci sono rimaste, verità drammatica alle usualmente flebili eroine del primo `800 lirico. Nureyev era arrogante, collerico, violento. Ma era un uomo libero che con il suo comportamento anticonvenzionale, trasgressivo, ha inciso sul costume. Le sue pazzie, le bizze, le impuntature, il gusto per l´eccesso, le mise stravaganti, già negli anni 60, sono parte fondamentale della leggenda Nureyev. Un mito così fa gioco averlo come firma alla coreografia di balletti nei grandi teatri. L´Opéra di Parigi per prima non rinuncia a mettere in scena quei titoli (Lago dei cigni, Don Chisciotte, Bella Addormentata, Schiaccianoci). Ma per valutare le coreografie di Nureyev bisogna guardare le foto che lo ritraggono nel suo appartamento parigino. Per esempio quella famosa con lui in vestaglia di broccato su un divano stracolmo di stoffe e cuscini. Le sue coreografie erano così: barbariche, inutilmente sovrabbondanti di passi, senza coerenza di stile, eleganza, musicalità. E con un sovrano disprezzo per quei sublimi artigiani sovietici della coreografia che, bene o male, hanno conservato un patrimonio prezioso. Come scriveva già venti anni fa lo storico del balletto Gennady Smakov e recentemente ha ripetuto il critico di danza del País Roger Salas sulla rivista Balletto oggi.

 
 

 

 

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