Parade

Balletto realistico in un atto
Libretto Jean Cocteau
Coreografia Léonide Massine
Musica Erik Satie
Prima rappresentazione Parigi, Théâtre du Châtelet, Les Ballets Russes de Serge de Diaghilev, 18 maggio 1917
Interpreti Léonide Massine (prestigiatore cinese), Maria Chabelska (ragazza americana), Vera Nemchinova, Nicholas Zverev, Lydia Lopokova (acrobati), Léon Woizikowsky (impresario parigino), M. Statkewicz (impresario americano), M. Ousmansky e M. Nova (cavallo)
Sipario, scene e costumi Pablo Picasso
Direttore d’orchestra Ernest Ansermet
Pablo Picasso, schizzo del sipario per il balletto “Parade” (10,60 x 17,25 metri)

Si tratta praticamente di un balletto senza trama. C’è solo un sottile filo di ironia che ci conduce attraverso la “parata” (da qui il titolo) di artisti, di “forains” (tema che sarà poi ripreso, in maniera diversa e con finissima mano, da Roland Petit in Les Forains). Questi artisti di music hall si esibiscono di domenica pomeriggio nella strada fuori dal loro teatro, con lo scopo di attirare spettatori. Il finale è malinconico: il pubblico non ha più bisogno di entrare in teatro e quindi di pagare il biglietto, perché lo spettacolo gli è già stato offerto gratuitamente. Crollano speranze e illusioni e la grottesca Parade sfuma nella delusione più sconsolata.

È importante considerare il periodo in cui il balletto venne rappresentato per la prima volta. Siamo nel corso della Prima guerra mondiale e, forse per reazione, a Parigi prolificano fermenti artistico-letterari. Ma la ricerca del nuovo è pressoché comune in tutte le parti d’Europa: da Zurigo arrivano gli echi del dadaismo; in Italia, il futurismo sforna manifesti e proclami. Infine, grazie ad Apollinaire, sta per vedere la luce il surrealismo. In quel clima si trova immerso un pittore come Picasso, che da molti viene già considerato “straordinario” e che inizia a distanziarsi dal cubismo grazie alla particolare raffinatezza del suo lavoro. Verso la fine del 1916, quando l’artista spagnolo decide di buttarsi nell’avventura teatrale, il cubismo ha già espresso quanto doveva e poteva. Sul finire del 1915 firmava ancora i famosi Arlecchini, nel linguaggio geometrico e colorato del cubismo sintetico, e i ritratti disegnati. Stili che ancora coesistono nel periodo in cui collabora con i Ballets Russes di Diaghilev. La collaborazione nasce quasi per caso: Eva, la compagna di Picasso, muore improvvisamente; gli amici Braque e Apollinaire vengono chiamati sotto le armi e al pittore, triste e solo nella grande città, non resta altra compagnia che quella del giovane e brillante poeta Jean Cocteau. L’incontro decisivo per Parade avverrà nell’autunno del 1915. Cocteau vuole coinvolgere Satie e Picasso nel suo progetto di un balletto realistico e moderno. Nell’estate del 1916 ottiene la loro adesione e subito inizia il lavoro a tre, che li vedrà a Roma per un periodo di grande interscambio creativo.

Picasso1Ballets Russes si erano sciolti a causa della guerra, ma Diaghilev era riuscito a radunare a Losanna alcuni dei suoi collaboratori e stava cercando di ripartire, riproponendo titoli ormai storici per la sua compagnia e nuove produzioni di grande rottura dal punto di vista artistico. Ed è rimasta celebre la frase con cui apostrofò Cocteau, sfidandolo: “Etonné-moi” (sorprendimi).

Il décor di Picasso (nelle immagini a destra sono rappresentati il costume del prestigiatore cinese e quello degli acrobati, mentre in quella a sinistra troviamo uno schizzo per la scenografia) farà sì che questo lavoro, così come altri della compagnia di Diaghilev, venga definito «ballet de peintre». L’importanza della trouvaille di Picasso supera la struttura dell’opera coreografica e si inserisce in quel panorama di rinnovamento del balletto che ha origine con l’inizio del Ventesimo secolo.

Picasso2Parade è stato riprodotto per numerose compagnie quali il Ballet du XXème siècle di Bejart (1964), il City Center Joffrey Ballet (1973), il London Festival Ballet (1974) e il Balletto dell’Opera di Zurigo. Una riproduzione su iniziativa dell’Aterballetto è stata effettuata a Reggio Emilia (Teatro Romolo Valli) e nelle citta dell’Emila Romagna cn riallestimento curato da Amedeo Amodio.

Guillaume Apollinaire, caposcuola del surrealismo, la corrente artistica che vide la luce nel 1917, a proposito di questo balletto ebbe a dire che vi trovava “una specie di sur-realismo nel quale vedo un punto di partenza per una serie di manifestazioni di quel Nuovo Spirito che promette di trasformare arti e costumi dall’alto al basso…”.


A cura di Alberto Soave


Fonti:

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Inoltre forniamo informazioni sul modo in cui utilizzi il nostro sito alle agenzie pubblicitarie, agli istituti che eseguono analisi dei dati web e ai social media nostri partner. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi