Erik Bruhn

Erik Bruhn

Erik Bruhn è stato uno dei più grandi danzatori del XX secolo, ampiamente riconosciuto per la sua tecnica impeccabile, la sua bellezza scenica e la sua capacità di trasmettere emozioni profonde attraverso l’arte del balletto. La sua vita e carriera incarnano l’ideale dell’“artista completo”: non solo ballerino straordinario, ma anche coreografo, direttore artistico e mentore, Bruhn è stato una figura centrale nella storia della danza, in grado di influenzare e ispirare generazioni di artisti. Nato il 3 ottobre 1928 a Copenaghen, in Danimarca, Erik Bruhn ha dedicato la sua esistenza alla danza, segnando una carriera straordinaria che ha attraversato alcuni dei più importanti palcoscenici del mondo.

Fin dalla sua infanzia, Erik Bruhn ha dimostrato una grande predisposizione per l’arte del movimento. Nato in una famiglia non legata al mondo della danza, i genitori di Erik riconobbero e supportarono il suo talento, e così a soli nove anni iniziò i suoi studi presso la scuola del Teatro Reale Danese. Questo ambiente, caratterizzato dalla rigorosa tradizione del balletto danese e dall’eredità di August Bournonville, fornì a Bruhn una solida base classica e contribuì a plasmare il suo stile distintivo, fatto di eleganza, virtuosismo tecnico e musicalità. Il metodo Bournonville, noto per la sua leggerezza e per il suo focus sulla musicalità e il lirismo, avrebbe influenzato profondamente la carriera di Bruhn e il suo modo di concepire la danza.

Il suo talento precoce non tardò a emergere, e già a diciotto anni si unì al Corpo di Ballo del Teatro Reale Danese. Ben presto si fece notare per le sue straordinarie qualità tecniche e per la sua presenza scenica carismatica. Erik Bruhn possedeva un’incredibile capacità di trasmettere la poesia del movimento attraverso l’eleganza dei suoi gesti e la potenza dei suoi salti, unita a una bellezza fisica che sembrava incarnare l’ideale romantico del danzatore. La sua fama iniziò rapidamente a diffondersi ben oltre i confini danesi, e il suo talento lo portò a danzare con le più prestigiose compagnie internazionali, diventando uno degli interpreti più richiesti della sua generazione.

Nel 1947, Erik Bruhn debuttò con l’American Ballet Theatre (ABT), un evento che segnò l’inizio di una lunga e proficua collaborazione con una delle più celebri compagnie di danza al mondo. La sua partecipazione all’ABT permise a Bruhn di affermarsi sulla scena internazionale, guadagnandosi l’apprezzamento del pubblico e della critica per la sua capacità di affrontare con maestria i ruoli più impegnativi del repertorio classico. Tra questi, il Principe in La Bella Addormentata, Albrecht in Giselle, e il Principe Sigfrido in Il Lago dei Cigni, ruoli in cui Bruhn riusciva a coniugare la tecnica perfetta con una profondità interpretativa rara, rendendo ogni performance un’esperienza unica per gli spettatori.

Erik Bruhn non era soltanto un virtuoso della tecnica, ma anche un attore straordinario, capace di portare una forte componente drammatica in ogni ruolo che interpretava. La sua capacità di esplorare la psicologia dei personaggi gli permetteva di infondere vita ai ruoli romantici e tragici del repertorio classico, come Albrecht in Giselle, dove il contrasto tra la sua figura imponente e la fragilità emotiva del personaggio creava un’intensità palpabile sul palcoscenico. Bruhn aveva un rispetto profondo per la narrativa del balletto, e ogni suo movimento era parte di una storia che raccontava con grande attenzione al dettaglio e alla verità emotiva.

Nel corso della sua carriera, Bruhn danzò anche al Royal Ballet di Londra, al Balletto dell’Opera di Parigi, e con altre compagnie di spicco, portando la sua arte a un pubblico sempre più vasto e ricevendo ovunque una calorosa accoglienza. La sua collaborazione con la leggendaria Margot Fonteyn al Royal Ballet è considerata una delle più straordinarie partnership nella storia del balletto. Fonteyn e Bruhn erano perfetti sul palco: la loro chimica artistica era palpabile e i loro passi a due erano caratterizzati da una grazia senza pari e da una profonda connessione emotiva. Insieme, riuscivano a creare momenti di pura magia, in cui la danza diventava il linguaggio universale dell’anima.

Bruhn non era solo un danzatore, ma anche un coreografo e direttore artistico. Il suo desiderio di esplorare nuovi aspetti del balletto lo portò a iniziare un percorso come coreografo, rivisitando grandi classici e creando nuove produzioni. Era un grande sostenitore dell’idea che il balletto dovesse mantenere una connessione con le sue radici classiche, pur evolvendosi e adattandosi ai tempi moderni. Le sue coreografie riflettevano un profondo rispetto per la tradizione del balletto, ma allo stesso tempo erano caratterizzate da una freschezza innovativa che le rendeva estremamente attuali.

Un esempio significativo del suo lavoro come coreografo è la sua rivisitazione di La Sylphide, uno dei grandi balletti romantici. Bruhn rimase fedele allo spirito dell’opera originale, ma apportò delle sottili modifiche per accentuare l’aspetto drammatico e lirico della storia, mettendo in luce la tensione tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Per lui, la danza doveva sempre essere un mezzo per raccontare una storia, e ogni dettaglio della coreografia era concepito per contribuire alla narrazione, rendendo il balletto accessibile e coinvolgente per il pubblico contemporaneo.

Nel 1961, Erik Bruhn pubblicò un libro intitolato Beyond Technique, in cui esplorava la sua filosofia sulla danza. Per Bruhn, la tecnica era solo un mezzo per arrivare all’espressione artistica; l’obiettivo finale di un danzatore doveva essere quello di comunicare emozioni, di creare una connessione con il pubblico. Questo libro è diventato un punto di riferimento per molti ballerini e coreografi, e rappresenta una testimonianza della profondità della sua riflessione sull’arte del balletto. Bruhn era convinto che la danza fosse molto più di una semplice serie di movimenti fisici: era un’arte che coinvolgeva l’anima e che richiedeva una totale dedizione e comprensione della musica, del teatro e delle emozioni umane.

Nel 1983, Bruhn fu nominato direttore artistico del National Ballet of Canada, un ruolo che avrebbe svolto fino alla sua morte. Come direttore artistico, Bruhn portò una nuova energia alla compagnia, promuovendo sia il repertorio classico che nuove produzioni contemporanee. Era fermamente convinto dell’importanza di formare una nuova generazione di danzatori in grado di affrontare qualsiasi repertorio, e di bilanciare la tradizione con l’innovazione. Durante il suo mandato, commissionò opere a coreografi contemporanei, arricchendo il repertorio della compagnia e contribuendo a far crescere il balletto canadese sulla scena internazionale. Sotto la sua direzione, il National Ballet of Canada conobbe un periodo di notevole crescita artistica, grazie alla sua capacità di ispirare e motivare i danzatori.

Erik Bruhn è stato un direttore artistico che credeva fermamente nella collaborazione. Ha lavorato spesso con compositori, scenografi e costumisti per creare spettacoli che fossero opere d’arte totali. Era convinto che il balletto non fosse solo movimento, ma una forma d’arte che univa danza, musica, arte visiva e teatro. Questa visione si rifletteva nelle sue produzioni, dove ogni elemento contribuiva a creare un’atmosfera unica e a trasmettere al pubblico l’essenza della storia rappresentata. La sua capacità di coinvolgere diversi artisti e di farli lavorare insieme in armonia è stata una delle chiavi del suo successo come direttore artistico.

Erik Bruhn era un perfezionista, sempre alla ricerca dell’eccellenza, sia per se stesso che per i danzatori con cui lavorava. Tuttavia, era anche un mentore generoso, capace di comprendere le difficoltà dei giovani ballerini e di aiutarli a superare le loro sfide. La sua esperienza come danzatore gli permetteva di capire profondamente le esigenze degli artisti, e il suo approccio empatico contribuì a creare un ambiente di lavoro positivo e stimolante. Bruhn era consapevole del fatto che ogni danzatore è unico, e cercava sempre di valorizzare le qualità individuali di ciascuno, aiutandoli a sviluppare il loro stile personale e a trovare la propria voce artistica.

La carriera di Erik Bruhn fu interrotta prematuramente dalla sua morte nel 1986, all’età di 57 anni. Nonostante la sua vita sia stata breve, il suo impatto sul mondo della danza è stato immenso e la sua eredità continua a vivere. Il Premio Erik Bruhn, istituito dopo la sua morte, è un riconoscimento che viene assegnato ogni anno a giovani danzatori promettenti. Questo premio rappresenta l’impegno di Bruhn verso la crescita delle nuove generazioni di artisti e la sua convinzione che la danza debba continuare a evolversi e a ispirare.

Erik Bruhn è stato una figura fondamentale nella storia del balletto, un artista che ha dedicato tutta la sua vita all’elevazione della danza come forma d’arte. Il suo contributo come danzatore, coreografo e direttore artistico ha lasciato un segno indelebile, e la sua filosofia sull’importanza dell’espressività e della connessione con il pubblico continua a influenzare e ispirare danzatori in tutto il mondo. Bruhn era, prima di tutto, un artista profondamente innamorato della bellezza del movimento e della capacità della danza di toccare il cuore delle persone. La sua passione, il suo rigore e la sua visione artistica sono un esempio per tutti coloro che vedono nella danza non solo una disciplina, ma una forma di espressione capace di trasmettere l’essenza dell’animo umano.

Il suo ideale di un “artista completo”, in cui la tecnica è al servizio dell’espressione e la danza è un mezzo per raccontare storie ed emozioni, rimane una fonte di ispirazione. Erik Bruhn ha mostrato al mondo come la danza possa essere un’arte elevata, in grado di trascendere i confini culturali e temporali, e di unire le persone attraverso la bellezza e la poesia del movimento. Oggi, il suo nome è sinonimo di eccellenza, dedizione e amore per l’arte, e la sua eredità artistica continua a vivere nei teatri, nelle scuole di danza e nei cuori di tutti coloro che, come lui, credono nel potere trasformativo del balletto.

Documentario su Erik Bruhn


A cura di Alberto Soave

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