Ester Ferrini, giovane interprete del Leipziger Ballett
L’Italia che danza ha da qualche anno un nome in più da annoverare tra i talenti emersi e persi!
Scriviamo di Ester Ferrini, giovane interprete del Leipziger Ballett con una famiglia danzante ed un passato scaligero molto importante sul groppone coreutico. Ma non solo. Anche se molto giovane, oltre a lasciare l’Italia, Ester ha voluto riversare le proprie attenzioni anche ad una danza che non fosse quella metabolizzata negli anni alla Scala. Una formazione che probabilmente l’ha resa l’interprete eclettica che è diventata oggi e che si metterà in gioco ancora per un bel po’ in giro per il mondo. Lipsia è infatti la seconda tappa di un viaggio che, in realtà, è partito da Dortmund.
“Tutto è cominciato presto, infatti la mia famiglia mi ha sempre lasciato scegliere e a 19 anni ho lasciato casa per inseguire il mio sogno – racconta Ester – ed oggi non posso che essere felice di quelle scelte e di quella formazione. Ho studiato prevalentemente classico per cui il mio approdo in Germania, al Ballett Dortmund Junior Company nel 2016, è stato caratterizzato dalla novità, dalla sorpresa ed infine dalla mia stessa meraviglia di potermi appassionare così tanto al repertorio contemporaneo studiato ed interpretato. Di pari passo mi sono così definitivamente ambientata a Dortmund ed impegnata a lavorare in un modo così diverso ma così tanto gratificante!”
E dunque Dortmund ha confezionato un repertorio inedito e vivace per l’ancora giovane Ester e le ha consentito di riprogrammare il suo futuro prossimo. L’utilissima esperienza dal 2016 al 2018 al Ballett Dortmund Junior Company le ha offerto occasioni con Xenia Wiest, Craig Davidson, Demis Volpi, Juanjo Arques per il “Murder on the Orientexpres” con Ester solista in scena; per poi passare agli italianissimi Mauro Bigonzetti con il suo “Alice in wonderland”, nel ruolo della Gatta, e Iacopo Godani con il “Versus standard” gravato, tra l’altro, da un surplus di lavoro per il migliore risultato possibile. E poi Raymond Rebeck in “Somewhere”; Quizas Xin Peng Wan in “Swan Lake” e “Rachmaninow/Tschaikovsky“, Faust Benjamin Millepied in “The Nutcracker”.
Ma non poteva bastare ad Ester Ferrini e infatti il giro del mondo (della danza) non si è esaurito lì. Girovagando infatti per l’Academie Princesse Grace di Montecarlo, la Bolshioi Ballet Academy, la Tulsa Ballet School di Oklahoma e in scena in “Coppelia” presso Ibstage a Barcellona, ne “La Bayadere” al Teatro alla Scala di Milano e nel “Trittico Novecento” da Francesco Ventriglia con alle spalle e nella memoria la preparazione acquisita negli anni scaligeri ed a Reggio Emilia presso l’Accademia di Balletto Classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu.
“Dopo gli anni a Dortmund poi ho trovato una dimensione ancora più completa qui al Leipziger Ballett – aggiunge Ester – dal 2018 fino ad oggi con un repertorio ancora più vasto e una consapevolezza sempre crescente. Sono felicissima qui, ho amici che mi fanno sentire come a casa. In parte si sostituiscono e si aggiungono affetti nuovi a quelli di casa, delle proprie città di provenienza. Si sta tutti insieme come in una vera e propria famiglia. Sono stata molto fortunata e questo ha senz’altro contribuito a farmi stare meglio e rendere ancor più in sala ed in scena. Per quanto concerne la scena ho ricordi indelebili del mio cigno nero nelle coreografie di Schröder e in altre coreografie di Uwe Scholz, famoso ed innovativo nel richiedere un grande livello di concentrazione, preparazione tecnica ed espressività emotiva”.
E infatti dal 2018 al Leipziger Ballett Ester ha potuto lavorare con grandi coreografi in titoli celebri, basti pensare proprio a Scholz, Rachmaninov e Schumann nella “2nd Symphony”; Beethoven e Ravel nella “7th symphony” da semi-solista; Edward Clug con “Faust” nel ruolo di Marta; Jean-Philippe Dury con “The Nutcracker” nel ruolo della Fata Confetto; Stanton Welch AM: Tu Tu Bryan Arias in “The Little Prince” nel ruolo Geographer; Mario Schröder con “Swan Lake” nel ruolo del Cigno nero, “Solitude” da solista e “Chaplin” nel ruolo della madre; Lauren Lovette con “Romeo and Juliette” nel ruolo di Lady Capulet; Cayetano Soto in “Tchaikovsky” da solista; Martin Harriague con “America”; Jeroen Verbruggen con “Sleeping beauty” e Maguy Marin con “Grosse Fuge”. Fino all’ultimo “Die Mondprinzessin”, coreografato da Martin Chaix dove ha interpretato Tsukuyomi, la Regina della Luna. A giugno si procederà con l’Onboarding del Leipziger Ballett nella Uwe Scholz del Teatro dell’Opera in vista di una stagione 2025-26 ancora da regina.
Massimiliano Craus