Ricordando Martha Graham, la madre della Danza Contemporanea

Tra il finire dell’800 e l’inizio del ‘900 la danza fu travolta da un’inaspettata rivoluzione: quella che da molti viene definita come la “riscoperta del corpo“. Dramma, parola e musica si fondevano in un unico atto. L’arte del danzare riscopriva la sua originaria funzione sacrale, e al tempo stesso sociale. Quel groviglio di sentimenti ed emozioni racchiuse all’interno di ognuno noi raggiungeva la sua massima espressività attraverso il movimento del corpo. Lo spettatore attonito ne osservava la fuoriuscita cercando di comprenderlo, emozionandosi e riscoprendo anche il proprio essere. Tale concezione fu alla base della danza moderna di cui sicuramente  Martha Graham è stata la madre.

Martha Graham, di cui ieri ricorreva l’anniversario dalla nascita (11 maggio 1894), era nativa di Pittsburgh negli Stati Uniti. Il padre, George Graham, svolgeva la professione di medico, e probabilmente la influenzò molto su quelle concezioni delle funzioni del corpo, che applicò successivamente al suo particolare stile di danza. Il dottor Graham era specializzato nella cura dei disturbi nervosi ed era fermamente convinto che il corpo non fosse una semplice espressione del movimento, ma celasse significati molto più profondi.

L’amore per la danza di Martha Graham scoppiò in adolescenza durante  una rappresentazione teatrale di Ruth St. Denis. Ne rimase folgorata. Decise allora di studiare presso la Denishawn School dove rimase fino al 1920. Alla Denishawn, Martha entrò anche a far parte della compagnia della scuola e danzò in alcune importanti coreografie. Durante il suo periodo di studio e allenamento conobbe Louis Horst, un compositore di qualche anno più grande di lei. Tra i due iniziò un sodalizio artistico ed insieme abbandonarono la scuola nel 1923. Si trasferirono a New York, dove Martha Graham contemporaneamente insegnò in una scuola e creò le sue prime coreografie.

La stessa Martha ricordò così il suo debutto sul palcoscenico della Grande Mela: “Il primo concerto venne tenuto al Teatro della 48a Strada. Danzai assoli su musiche di Schumann, Debussy, Ravel e altri. Louis Horst mi accompagnava. […] Danzai molti pezzi, ed ogni cosa che facevo era influenzata dalla Denishawn. C’era pubblico. La gente venne perché rappresentavo una curiosità: una donna che rappresentava il suo lavoro

Fu nel  1927, dopo quasi un ventennio di studi ed esibizioni, che per la Graham arrivò il momento di camminare da sola nell’impervio mondo della danza: apre i battenti la Martha Graham School of Contemporary Dance dando inizio ad un periodo di grandi sperimentazioni ed innovazioni. La Graham mette a punto la sua tecnica che si basava sulla principale funzione dell’uomo: il respiro. Ogni movimento del suo stile prende origine dal bacino, perché è proprio da lì che parte la respirazione umana.

Furono anni molto proficui, e dalla sua scuola presero forma successi indimenticabili per gli esperti del settore. Fin dalle sue prime coreografie, la Graham ha evitato l’esuberanza delle produzioni di Denishawn e ha optato per una semplicità spartana sia nei costumi che nello scenario; la sua peculiare linea di danza, di movimenti severi e angolari, inizialmente causò il rifiuto, ma la sua forte espressività gli diede presto aderenti incondizionati. Durante la creazione delle sue coreografie, ha sviluppato varie tecniche con cui ha allenato giovani ballerini e che includeva opere di tensione, rilassamento e armonizzazione dei movimenti e della respirazione. Dal 1934 usa esclusivamente musica appositamente composta per lei per preparare le sue coreografie. Per questo ebbe la collaborazione di importanti compositori americani come William Schuman, Aaron Copland e che fu per gran parte della sua carriera il suo direttore musicale e partner, Louis Horst.

I suoi vent’anni e trenta mostrarono il suo atteggiamento contro l’ingiustizia sociale nei lavori come Revolt (Arthur Honegger, 1927), Immigrant (Josip Slavenski, 1928), Quattro insincerità (Sergei Prokofiev, 1929) e Lamentation (Zoltán Kodály, 1930). Mostra il suo interesse per la tradizione indiana nei Primitive Misterys (Louis Horst, 1931), Frenetic Rhythms (1933), Provinciali americani (Louis Horst, 1934) e Frontier (Louis Horst, 1935). Quest’ultimo lavoro, della durata di sette minuti e molto più drammatico, evocava l’avventura di un contadino americano al tempo dei pionieri.

Alcune delle sue opere successive hanno rivelato un chiaro impegno politico. Dedicò Deep Song (Henry Cowell, 1937) alla sofferenza delle donne durante la guerra civile spagnola. Il suo rifiuto del nazismo causò il suo rifiuto di agire all’apertura delle Olimpiadi di Berlino (1936). Nel 1937 creò il documento coreografico americano , una storia condensata degli Stati Uniti che rappresentò alla Casa Bianca, davanti al presidente Franklin D. Roosevelt. Altri  suoi importanti lavori furono: Death and Entrance (1943), Appalachian Spring (1944), Dark Meadow (1946) e Errand into te Maze (1947), Night Journey, capolavoro del 1947, in cui Martha Graham portò in scena una tragedia di Edipo. Non fu una semplice trasposizione, ma qualcosa in grado di andare oltre una mera rappresentazione. La coreografia ideata da Martha Graham produceva attraverso le movenze dei ballerini un crescendo di sentimenti contrapposti che si intersecavano in un vortice capace di frastornare il pubblico facendoli riscoprire il senso originario del termine “tragedia”.

Non tutta la critica del tempo fu concorde nel considerare insuperabile lo stile di Martha Graham, ma tutti riconobbero il grande contributo dato da quest’artista al mondo della danza contemporanea. Ancora oggi molti coreografi risentono dell’impatto dei suoi insegnamenti, e durante la sua lunghissima carriera fu fonte d’ispirazione per moltissimi artisti. Persino attori come Bette Davis, Kirk Douglas, Gregory Peck e Liza Minnelli, e cantanti come Madonna, hanno imparato grazie alla sua tecnica come rendere espressivi i loro corpi e usare gli oggetti di scena. Ciò dimostra quanto l’arte di Martha Graham come un fiume in piena esondò dal “letto” della Danza per riversarsi su un piano culturale molto più ampio.

Calcò i palcoscenici in veste di danzatrice fino all’età di 76 anni, morendo  nel 1991 mentre stava perfezionando un balletto dal nome “The Eye of Goddess”, che sarebbe andato in scena l’anno successivo per l’apertura dei Giochi Olimpici di Barcellona. Aveva 96 anni. La tecnica Graham venne introdotta in Italia nel 1972 da Elsa Piperno e Joseph Fontano.

Chiudo ricordando questa sua celebre  frase: “La danza è una canzone del corpo. Sia essa di gioia o di dolore.”

Francesca Camponero

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