Serata d’eccellenza alla Scala con i Grandi Coreografi

Virna Toppi e Gabriele Corrado

Con profondo piacere mi trovo finalmente a scrivere una recensione che rende onore alla bella danza vista (purtroppo ancora in streaming) al Teatro alla Scala la sera di 15 maggio 2021. Il titolo era sicuramente promettente, Serata Grandi Coreografi, ma ammetto che attendevamo questo nuovo appuntamento coi ballerini scaligeri per tastare se c’era stata un’ evoluzione rispetto a quanto visto prima. Bene, c’è stata eccome evoluzione, il che vuol dire che la ripresa delle prove in teatro, l’intensificazione di lavoro, le masterclass con grandi come Ferri e Murru hanno fatto il loro.

E così il prodotto presentato da Manuel Legris sabato scorso è stato un prodotto di eccellenza. Finalmente la compagnia scaligera ha confermato di essere all’altezza di quei trascorsi che la mettevano sempre nei piani più alti a livello internazionale. Il programma scelto dal Direttore del Ballo è stato di altissimo livello spaziando fra novità e riprese coreografiche dedicate sia alla danza classica che a quella contemporanea, con punte volte al neoclassicismo.

Agnese di Clemente e Timofej Andrijashenko

In questo excursus non c’è stata una pecca a livello esecutivo da parte dei componenti di corpo di ballo, solisti e primi ballerini. Bravi tutti indiscutibilmente, tutti all’altezza della situazione e tutti inseriti ad hoc nei ruoli assegnati. Certamente ci sono state delle coreografie che il pubblico ha maggiormente apprezzate in quanto poco ”sfruttate” in passato, come il Passo a tre (Thème Varié) e la Mazurka da Suite en blanc, su musica di Édouard Lalo, con Maria Celeste Losa, Timofej Andrijashenko, Nicola Del Freo e nel finale Claudio Coviello. Qui finalmente si sono potute apprezzare delle chicche di un repertorio classico accademico che vorremmo tutti non essere dimenticato ed invece riscoperto e ripresentato ancor di più, perché bellezza e purezza non stancano mai. Il brano messo in scena per la prima volta nel 1943 certo non è invecchiato, anzi! Quegli intrecci di gambe e braccia di elegante sensualità ci riportano a tempi lontani forse tralasciati, ma mai obsoleti.

Antonella Albano e Gioacchino Starace

Altrettanto affascinante Debussy pour sept danseurs nel passo a due ad opera di Roland Petit (con supervisione di Luigi Bonino), che ha visti impegnati sulla scena Martina Arduino e Marco Agostino, forse un po’ tesi, ma senz’altro equilibrati ed attenti nell’esecuzione voluta dal coreografo francese.

Pezzo forte indubbiamente il passo a due Cantata di Mauro Bigonzetti coreografato sulla serenata di Amerigo Ciervo. Indubbiamente le doti di Antonella Albano qui escono fuori tutte e sono quelle di una danzatrice espressivamente matura che nel contemporaneo ha trovato il suo miglior linguaggio. Doti che non sono passate inosservate a Bigonzetti che di lei ha fatto il suo strumento migliore di comunicazione attraverso un movimento “tutto fuoco” dal sapore prettamente mediterraneo. Suo partner un ottimo Gioacchino Starace.

Martina Arduino e Marco Agostino

Splendido il brano Spring and Fall di John Neumeier una creazione legata al tema delle stagioni, in cui si celebra palesemente il bello della giovinezza, la sua freschezza che riporta alle speranze di gioia e amore. Tutto ciò evocato dalle note della Serenade per archi di Dvořák, ma che soprattutto hanno saputo richiamare la pulizia e perfezione dei movimenti di Agnese Di Clemente e Timofej Andrijashenko, mai come in questo pezzo così adeguato, limpido e raffinato. Un brano che per altro fu creato dal direttore dell’Hamburg Ballet proprio per Manuel Legris e Gigi Hyatt, attuale direttrice della Scuola di Amburgo.

Sempre emozionante la storia di Manon nella celebre coreografia di Kenneth MacMillan, di cui la serata ha scelto il passo a due tratto dal primo atto (scena seconda) interpretato da Virna Toppi e Gabriele Corrado.

Marco Agostino e Claudio Coviello

Roland Petit è stato ulteriormente omaggiato con il brano coreografico Proust, ou les intermittences du coeur, nell’espressivo duetto maschile Le combat des anges, sull’Elégie op.24 per violoncello e pianoforte di Gabriel Faurè, con i convincenti Claudio Coviello e Marco Agostino che grazie alla loro grazia (scusate il bisticcio di parole) sono stati indubbiamente capaci di toccare le corde emotive dello spettatore.

Il divertissement da Paquita era indubbiamente la suite più giusta per chiudere la serata. Qui si è davvero ammirata la qualità risorta del Corpo di ballo, dei solisti e dei primi ballerini tra cui è risaltata Nicoletta Manni. Straordinaria, smagliante, splendente ci è apparsa questo talento scaligero che nel capolavoro di Petipa musicato da Minkus, ha di nuovo fatto sfoggio di una tecnica ineccepibile.

Speriamo, dopo questa bella performance, di poter quanto prima riapplaudire il Corpo di ballo della Scala dal vivo perché gli applausi davanti ad un video non hanno lo stesso fragore.

Francesca Camponero

[Nella foto in alto una veduta di tre quarti della facciata del Teatro alla Scala di Milano (fonte: Wikipedia)]

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