Troppo buio nella nuova creazione di Maillot mentre trionfa Balanchine

Ancora una volta Jean-Christophe Maillot, direttore dei Ballets de Monte-Carlo, ha voluto stupire il suo pubblico con la nuova creazione per il Festival delle Arti di Montecarlo (detta anche Festa di Primavera) presentata al Forum Grimaldi da giovedì 26 aprile fino a domenica 29. Una creazione che non ha nulla a che vedere con i suoi pezzi precedenti e che indubbiamente sottolinea lo stretto rapporto che il coreografo francese ha con la musica che lo ispira e guida nelle scelte del soggetto e dei movimenti.

Potremmo dire con certezza che il Concerto per violoncello e orchestra che Bruno Mantovani ha composto per lui è una partitura su cui Maillot ha costruito il suo meticoloso lavoro di scrittura coreografica, lasciandosi appunto trascinare dalla prorompenza delle note del compositore italo francese.

E così con Abstract / Life (questo il titolo della nuova creazione), Maillot, prendendo spunto dalla sua trentennale esperienza, lavora sui corpi della sua straordinaria compagnia, tirando fuori una danza flessuosa, primordiale, carnale basata su quel vocabolario sviluppato in tutto il suo percorso prima di danzatore e poi di coreografo, dialogando con il concerto di Mantovani, che qualche volta mette in discussione, e qualche volta esalta, giocando liberamente con quanto le note e gli strumenti musicali generano in lui a livello di sensazioni.

Ma quello che viene fuori ha poco di astratto, come dice il titolo, in quanto è palese la narrazione di un gruppo di uomini- insetti che vivono in un mondo post atomico contaminato da una lava d’argento che pian piano contaminerà anche ognuno di loro. Il corpo di ballo che all’inizio forma una lunga catena il cui movimento viene trasmesso da un corpo all’altro in un effetto di domino, offre subito un forte impatto immaginifico. Peccato che tutto quello che accade in scena sia avvolto da un profondo buio, va bene il crepuscolo che una serie di lucine sui corpi dei ballerini va a perforare, ma ci vorrebbero occhi da gatto per catturare i dettagli della ricca gestualità insegnata da Maillot e di cui si coglie solo una piccola parte. Un errore che ha penalizzato la resa del balletto.

Debora Di Giovanni e Christian Tworzyanski

Per fortuna la prima parte dello spettacolo comprendeva Violin Concerto di Igor Stravinsky, coreografato per la prima volta da George Balanchine nel 1941, e poi rivisto nel 1972 per il New York City Ballet. Balletto che segnò il ritorno del grande artista ai Ballets de Monte-Carlo. Le stelle e il corpo di ballo della compagnia monegasca di allora furono eccellenti interpreti di questo grande pezzo della storia della danza, ed infatti tra loro ricordiamo Bernice Coppieters (adesso moglie di Maillot) e Paola Cantalupo (attualmente direttrice dell’Accademia di Cannes). Violin Concerto è veramente quello che si può definire un “balletto astratto”, pietra miliare della danza del XX secolo. Un balletto che Monte Carlo ha in repertorio dal 1986 e con la quale la compagnia di Monaco ritorna alle sue origini. Una coreografia che esalta l’apertura di Balanchine a un lavoro solidale e costante con la musica.

Anche oggi, con l’arrivo in compagnia di molti ballerini ben allenati nella tecnica classica, Le Ballets de Montecarlo sono nuovamente in grado di affrontare le difficoltà specifiche dello stile Balanchiniano. Ed infatti l’esecuzione di Violin Concerto è stata ineccepibile. Ottimi Debora Di Giovanni e Christian Tworzyanski e nella prima aria e Victoria Ananyan nella seconda.

Francesca Camponero

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