Virgilio Sieni e il suo Cantico fra luci e ombre

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Virgilio Sieni

Una performance che scruta l’interiorità umana quella di Virgilio Sieni col suo Cantito dei Cantici presentato venerdì 17 novembre al Teatro Archivolto di Genova. Tutto si svolge all’interno di uno spazio aureo, un luogo circolare luccicante di lamine d’oro, dove sei corpi si definiscono attraverso la luce che si muove tra notturno e penombra.

Il biblico Cantico dei Cantici di re Salomone si articola attraverso otto momenti: idilli pastorali, frammenti sull’amore in forma di adiacenza, vicinanza e tattilità. Virgilio Sieni racconta il più sublime tra i cantici, dove confluiscono, a partire dal IV secolo a.C., poemi mesopotamici,  usando il suo vocabolario fatto di movimenti astratti, una danza rarefatta che parte dal buio totale svelandosi poi al suono ipnotico di un contrabbasso. Tagli di luce rivelano prima l’emergere di corpi di schiena, che via via si palesano meglio e a quel punto si distinguono i maschi dalle femmine, vestiti solo da leggeri pantaloni, due delle ragazze sono a seno nudo.

cantico-dei-canticiQuella che presenta Sieni è un’ atmosfera intima, in cui si alternano gesti d’amore tra maschi e femmine, ma anche tre femmine e femmine, e tra maschi e maschi. Un pascolo odoroso di corpi che si annusano, si ascoltano, cercano di scoprirsi gli uni con gli altri, per comprendersi, condividere ed amarsi. La performance è un flusso continuo di movimenti che si moltiplica a canone da una coppia e l’altra. Una danza che sembra un’onda che trascnia e avvolge con grazia. Un mulinare di braccia, un accavallarsi di gambe per lo più a terra che intrecciano relazioni frontali, dapprima timide, poi sempre più ravvicinate ed intense, che riempiono il respiro del silenzio. I sei danzatori escono e rientrano in quello spazio dorato e ancestrale per un’ora e un quarto senza mai fermarsi.  Il loro muoversi  non ha nulla di frenetico, anzi, ma non ha alcuno richiamo all’eros, e questo non sappiamo se era nell’intenzione del coreografo o non è uscito fuori come doveva. La luce fioca, troppo fioca, carezza quei giovani corpi modellandone le linee, i muscoli, l’elettricità che ne esce, ma penalizza la resa dello spettacolo che alle volte sembra non spiccare il volo verso una maggiore emozione.

Bravi e molto preparati a livello tecnico i sei danzatori: Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu e Davide Valrosso. Lo spettacolo  che è una Produzione Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni, è stato in prima assoluta il 7 ottobre 2016 al Festival Aperto, Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza, poi a Firenze, al Teatro la Pergola, per il Festival “La Democrazia del corpo”, di CANGO/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza. Le musiche originali sono eseguite al contrabbasso dal vivo sul palco dall’autore Daniele Roccato.

Francesca Camponero

[In alto: Cantico dei Cantici (foto di Virgilio Sieni)]

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