La Fondazione Arena di Verona sopprime il ballo
Il Ministero boccia l’Arena in qualità ed offerta artistica e taglia il contributo statale e così il teatro chiude per due mesi, non investe in qualità, non scommette sulla varietà della propria offerta artistica. Taglio del FUS di circa 700/800mila euro per la Fondazione Arena di Verona dunque, notizia che è stata appresa con stupore, della quale “non ci resta che piangere” .Nella speciale classifica redatta dai tecnici ministeriali utile all’assegnazione del punteggio per la ripartizione delle sovvenzioni governative all’attività delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, quella dell’Arena sarebbe sbalzata dal quinto al nono posto sul totale delle 12 Fondazioni italiane. Un bel passo indietro per quello che in tutto il mondo è conosciuto come il Teatro di Lirica più famoso al mondo naturalmente dopo la Scala di Milano.
Tale decurtazione è stata determinata da valutazioni rispetto altre Fondazioni inferiori in rapporto alla validità del progetto artistico della Fondazione Arena ed alla sua capacità di collaborazione con altri teatri. Tale bocciatura sembra aver determinato la decurtazione del 25% dei fondi derivanti proprio dai parametri che attribuiscono dei punteggi al valore culturale dell’offerta artistica di ogni singola Fondazione.
Tutto ciò ha portato a penalizzare come sempre la sorella minore delle arti, la danza. Ed ecco che è stata avviata una procedura di licenziamento collettivo per i 20 componenti del proprio corpo di ballo, cancellandone completamente la programmazione di balletto.
Ancora una volta il governo italiano, in barba alla Costituzione italiana che all’art. 9 recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” fa piazza pulita della maggior parte delle Fondazioni Liriche.
A Verona si sta combattendo una battaglia per condurre alla privatizzazione dell’Arena attraverso una cordata di imprenditori dell’acciaio e dell’intimo, schieratisi a favore di una SPA per la gestione degli eventi in Arena assieme agli avvocati che da anni difendono gli interessi privatistici di una amministrazione cittadina. L’Arena fa gola a questi signori, e gli eventi che possono essere rappresentati nell’anfiteatro sono un ottimo affare da gestire, ma bisogna liberarsi dal “fardello” chiamato Teatro.
Tosi vuole l’Arena, Franceschini vuole ridurre all’osso il numero delle Fondazioni Liriche per ridurne il peso dell’onere del finanziamento governativo, e Fuortes come sovrintendente del teatro della sua città, vuole assicurarne la sopravvivenza, per farla breve: “Mors tua vita mea”. Fuortes decide dunque di chiudere il corpo di ballo anche contro gli stessi principi della legge “Bray” che assegnerebbe aiuti finanziari alle Fondazioni in grave crisi economica a patto della salvaguardia dei propri complessi artistici in funzione di investimenti in un serio progetto di rilancio artistico in qualità e quantità di rappresentazione di spettacoli.
Una cosa è certa, e cioè che i responsabili del buco di 700/800 mila euro non sono di certo i ballerini che rischiano di pagare il prezzo più alto degli errori altrui, di chi, con le proprie decisioni, è riuscito ad affossare la Fondazione Arena.
Francesca Camponero