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Omaggio al mito

Scritti e testimonianze nel volume del Teatro alla Scala
di Edwin Rosasco
da "Il Secolo XIX" del 6 gennaio 2003

Omaggio a un mito che non muore, a un grande della danza del Novecento, il cui passaggio non solo ha lasciato tracce indelebili, ma ha paradigmaticamente trasformato l'intero panorama della danza classica: Rudolf Nureyev, a dieci anni dalla scomparsa, è tornato idealmente sul palcoscenico del Teatro alla Scala con un "Galà Nureyev" a lui dedicato, a testimonianza di un affetto e di una riconoscenza tuttora vivissimi nel teatro e nel pubblico milanesi. Un legame profondo iniziato la sera del 9 ottobre 1965, con un Romeo e Giulietta di cui la "stella" avrebbe dovuto essere Margot Fonteyn e che segnò, invece, la consacrazione di un nuovo idolo della danza («agile e vertiginoso come un folletto», ne scrisse Eugenio Montale): da allora, come ballerino e come coreografo, un continuum di presenze scaligere sempre trionfali.

Oltre alla serata al Teatro degli Arcimboldi, l'omaggio della Scala a Nureyev si è concretizzato anche in un libro che ne ripercorre la vicenda umana ed artistica, con particolare riguardo al profondo rapporto che lo legava al teatro milanese. Curato da Vittoria Ottolenghi, "Rudolf Nureyev alla Scala" (Edizioni del Teatro alla Scala, 25 euro) raccoglie scritti e testimonianze di quanti hanno avuto occasione di conoscere Nureyev da vicino, di lavorare con lui, di apprezzarne a fondo l'unicità artistica, la capacità di innovazione e di trasformazione di un repertorio comunque profondamente assimilato ed amato: un ampio saggio di Mario Pasi, due interviste, a Carla Fracci e Amedeo Amodio, contributi critici di Alberto Testa, Marinella Guatterini, Elsa Airoldi, Elena Grillo, Sergio Trombetta ed Elisa Guzzo Vaccarino sui grandi balletti coreografati da Nureyev e messi in scena alla Scala; poi un ricordo della stessa Ottolenghi, oltre a numerose testimonianze di personalità della danza, dell'arte, della cultura. E infine, in appendice, due complete cronologie sulle presenze di Nureyev alla Scala e, con la Scala, alla RAI: il tutto doviziosamente corredato da splendide illustrazioni fotografiche, che riescono a comunicare, una volta di più, la straripante vitalità scenica del grande ballerino.

 

 

 
 

 

 

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