La Bayadère

Balletto in tre atti
Versione del
Teatro Accademico Statale dell’Opera e del Balletto di Kazan
per gentile concessione dell’ A.C Intermusica
Libretto M. Petipa e S.Khudenov
Coreografia M. Petipa
Musica Ludwig Minkus
Scenografie A. Nejnyi
Costumi A. Nejnaya

Il 23 gennaio 1877 al Teatro Marinski di San Pietroburgo va in scena la prima rappresentazione de “La Bayadère”, balletto originariamente in quattro atti e sette quadri con apoteosi che narra della tormentata e tragica vicenda amorosa tra la devadasi (danzatrice del tempio o baiadera, dal portoghese “bailadeira”) Nikia e il giovane generale Solor, capo delle guardie del Rajah.

Il balletto, ambientato in India e fortemente permeato di quell’esotismo così di moda nella seconda metà del XIX secolo, periodo delle grandi esplorazioni geografiche, trae ispirazione, indubbiamente, da “Sakuntala”, balletto su musica di E. Reier, libretto di Théophile Gauthier e coreografia di Lucien Petipa, fratello di Marius, rappresentato in precedenza a Parigi e ben presto dimenticato. Sorte diversa attenderà invece “La Bayadère”, destinato a diventare uno dei balletti più celebri e rappresentati di tutto il repertorio classico.

Le redazioni successive alla prima non hanno modificato la sostanza del generale impianto coreografico, essendosi limitate a spostamenti di questo o quel brano con il solo intento di migliorare la drammaturgia della narrazione. Nuove danze sono state aggiunte successivamente, ad esempio da Vakhtang Chabukiani nel 1941 e ancora dopo da Konstantin Sergeev.

Insuperabile capolavoro coreografico rimane il quadro detto “delle Ombre”, ambientato in un onirico regno dei morti, sublime esempio di atto bianco, dalle rigorose geometrie e dalle complesse figurazioni che si succedono, eteree, in un’atmosfera ricca di suggestioni, sapientemente creata dal sinfonismo della musica di Minkus. La redazione qui utilizzata è quella di F. Lopukhov.

La trama

Primo atto – Prima di partire con i suoi guerrieri per la caccia alla tigre, Solor incarica il fachiro Mahedawee di comunicare a Nikia che l’attenderà al tempio. Dal tempio escono solennemente il Grande Brahmino e gli altri sacerdoti per celebrare il rito di adorazione del fuoco. I fachiri e le baiadere, tra cui la bella Nikia, eseguono le danze sacre. Dimentico del suo ruolo e del voto di castità, il Grande Brahmino dichiara a Nikia il proprio amore, giurando di deporre ai suoi piedi tutte le ricchezze dell’India, ma ottiene il fermo rifiuto della ragazza. Intanto, mentre con le altre baiadere serve ai fachiri l’acqua consacrata, Mahedawee le trasmette segretamente il messaggio di Solor. Quando è scesa la notte, Solor e Nikia si ritrovano al tempio. Nonostante la sorveglianza del fedele fachiro, che veglia sul loro incontro, il Grande Brahmino riesce di nascosto ad ascoltare la loro conversazione, il giuramento di fedeltà eterna di Solor, la proposta di fuggire insieme. La sua vendetta sarà tremenda. Il mattino seguente il Rajah annuncia alla figlia Gamzatti che oggi potrà finalmente vedere l’uomo da lui sceltole come promesso sposo, il coraggioso Solor. Il Rajah presenta i due giovani e li dichiara ufficialmente fidanzati. Solor è colpito dalla bellezza di Gamzatti, ma il ricordo di Nikia e del giuramento fattole lo tormenta. Prima della festa di nozze, cui dovrà partecipare anche Nikia, come danzatrice del tempio, il Grande Brahmino si reca dal Rajah, chiedendogli udienza riservata per rivelargli un segreto. Sospettando che quanto sta avvenendo sia legato al suo fidanzamento, Gamzatti si nasconde per origliare la conversazone dei due, apprendendo così dell’amore di Nikia e Solor. Anche se adirato nei confronti di Solor, il Rajah non cambia la sua decisione: Solor e Gamzatti si sposeranno e la baiadera dovrà morire. A nulla valgono preghiere e minacce del Brahmino, che non si aspettava una simile decisione: il Rajah è irremovibile. Intanto, Gamzatti convoca Nikia per comunicarle che dovrà danzare alla sua festa di nozze e le mostra il ritratto del fidanzato. Alla vista di Solor, Nikia si rifiuta di danzare, grida che Solor ama solo lei, rifiuta sdegnosamente i regali che Gamzatti le propone perché rinneghi il proprio amore, affema che preferisce morire piuttosto che rinunciare a Solor e, in un impeto di disperazione, cerca di pugnalare la figlia del Rajah.

Secondo atto – Nel giardino del palazzo del Rajah si sta celebrando la festa nuziale. Nikia deve intrattenere gli ospiti danzando, ma non riesce a nascondere il dolore e la delusione. Quando un fachiro le consegna un cesto di fiori a nome di Solor, la danza della baiadera si colma di incontenibile gioia ma, all’improvviso, viene morsa da una serpe, nascosta tra i fiori. Morendo, Nikia intuisce l’inganno e comprende che ad ucciderla è la vendicativa Gamzatti. Il Grande Brahmino le promette guarigione e felicità se solo Nikia gli prometterà amore, ma la baiadera rifiuta, fedele al suo amato Solor. Mentre Nikia muore, Solor si dispera e fugge dalla cerimonia.

Terzo atto – Inconsolabile e tormentato dal rimorso, Solor prega il fachiro Mahedawee di distrarlo dai suoi tetri pensieri. Sotto l’effetto dei fumi del narghilé e della danza magica del fachiro, Solor sprofonda nel mondo dei sogni. Davanti a lui dalle tenebre emergono le ombre, come una lunga catena scendono dai pendii dei monti. Tra le ombre Solor vede Nikia.

Risvegliatosi, Solor si precipita al tempio per chiedere perdono agli dei, ma è troppo tardi. La loro furia lo punisce per l’amore tradito, mentre tra tuoni e lampi crollano le pareti del tempio. Per Solor il mondo reale cessa di esistere e l’ombra della splendida Nikia lo trascina con sé…

La Bayadère, Balletto del Teatro Kirov di Leningrado, 1977


A cura di Alberto Soave


Fonti:

  • Scheda gentilmente fornita dall’Associazione Culturale Intermusica

 

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