In ricordo di Yuri Grigorovich

Quando penso a Grigorovich non può che venirmi in mente uno dei suoi più grandi capolavori coreografici: Spartacus. Il balletto fu creato nel 1968 ed è stato il maggiormente rappresentativo del repertorio dell’Unione Sovietica degli anni Sessanta e Settanta. La trama infatti celebra lo spirito rivoluzionario, ed è ispirata alla figura di Spartaco, lo schiavo romano ribelle che si pose a capo di una rivolta che portò a una guerra di classe. La versione di Grigorovich, andata in scena per la prima volta al Teatro Bol’šoj di Mosca, è divenuta celebre in tutto il mondo tanto per la splendida coreografia che per la straordinaria interpretazione dei suoi primi protagonisti: Vladimir Vasiliev nel ruolo di Spartacus ed Ekaterina Maximova in quello della sua amata Flavia.
Ed è proprio questa prima interpretazione che io ricordo e porto nel cuore, in quanto fu presentata al Festival Internazionale del Balletto di Nervi nel lontano 1979. Fu un successo straordinario che Mario Porcile, allora direttore del festival, decantò fino agli ultimi suoi giorni di vita. Una versione che esalta l’atletismo del ruolo di Spartacus e il vigore del corpo di ballo maschile insieme ai toni lirici e appassionati, ma che non dimentica il lirismo negli assoli di Flavia e nei duetti d’amore con il suo Spartacus. Una mirabolante successione di prodezze dal forte impatto visivo che manifesta l’intento di Grigorovich di palesare gli imponenti esiti ai quali può approdare la danza maschile (e forse anche il popolo russo).
Purtroppo pochi giorni fa, lunedì 19 maggio 2025, è arrivata la notizia che il maestro Grigorovich è venuto a mancare, del resto aveva 98 anni! Con lui finisce un’epoca, senza dubbio quella della grande danza. Grigorovich infatti, per oltre trent’anni direttore artistico del Teatro Bol’šoj di Mosca, è stato un personaggio dei più influenti al mondo per il balletto per la sua innovazione nel concepire la danza. Nelle sue coreografie si allontanò dall’impostazione classica per introdurre uno stile più potente e teatrale, con una gestualità maggiormente definita e drammatica, soprattutto, ripetiamo, nella figura maschile.

Grigorovich nacque il 2 gennaio del 1927 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, da una famiglia che aveva una lunga tradizione nel balletto. Dopo aver studiato a sua volta danza propose la sua prima coreografia nel 1956; la svolta però avvenne otto anni dopo, quando fu nominato direttore artistico del primo teatro di Mosca. Oltre al già menzionato Spartacus, Grigorovich si distinse per le produzioni di opere come Lo schiaccianoci, Ivan il terribile, Il lago dei cigni e Romeo e Giulietta. Rileggendo i grandi classici – Raymonda, La Bayadère, Giselle, Don Chisciotte – li restituiva al presente con vigore e coerenza drammaturgica, fondendo tecnica e poesia in un’unica voce.
Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, nel 1995, lasciò il Bol’šoj in mezzo a divergenze con la direzione artistica e accuse di favoritismi. Continuò a occuparsi di danza con il Grigorovich Ballet, il corpo di danza che fondò nella città di Krasnodar, nel sud della Russia, e nel 2008 tornò di nuovo al Bol’šoj come coreografo e maestro di ballo. In carriera ottenne numerosi riconoscimenti: tra le altre cose fu presidente del , una delle competizioni di balletto più prestigiose al mondo.
Francesca Camponero