Ultimo saluto all’immortale folletto del palcoscenico, Lindsay Kemp

L’ultima volta che ho visto Lindsay Kemp è stato mercoledì 25 marzo 2015 quando ha presentato “Kemp Dances” al Politeama Genovese. Il suo nuovo spettacolo era fatto di invenzioni e mescolava creazioni inedite a rivisitazioni di pezzi classici, raccontando come nel suo stile personaggi e storie fantastiche.

Kemp  aveva quasi 77 anni e non si può dire che non li

Una recente fotografia di Lindsay Kemp

dimostrasse fisicamente, ma ciò non toglie che guardarlo volteggiare sul palco nella ripresa di un brano di  Flowers mi abbia fatto un certo effetto. La sua personalità di artista poliedrico continuava a suscitare meraviglia: fra quei veli colorati che si gonfiavano  e sgonfiavano girando come grosse ali di farfalla sotto la guida delle sue braccia Kemp ci riconduceva dolcemente  in quel mondo spsichedelico che era stato quello degli anni ’60 e ’70, un mondo fatto di sogni e speranze per tutti e che lo avevano portato al successo.

Non penso esista persona nell’ambiente dello spettacolo che non sappia chi fosse Kemp e che non sia consapevole di quanto fu capace di influenzare decisamente il “fare teatro”. Coreografo, attore, ballerino, regista, che interpretasse una donna, un uomo, un elfo, o una marionetta, Kemp riuscì sempre e comunque  a produrre spettacoli in cui musica, mimo, danza, tradizione e sperimentazione si fondevano insieme.

Certo la sua è stata una vita all’insegna dello scandalo sin dall’inizio quando fu espulso dall’Accademia navale inglese per aver interpretato una Salomè ricoperto solo di carta igienica, ma questo non bastò certo per fermare nè la sua arte, nè tantomeno il suo spirito libero. Infatti la sua rampa di lancio partì nello spirito degli anni Sessanta, quando formò la sua compagnia di danza attirando l’attenzione internazionale con una performance al Festival di Edimburgo nel ’68 : Flowers.  Uno spettacolo rimasto memorabile nel tempo che, come raccontò lo stesso Kemp, fu prodotto con 500 sterline ricevute in eredità da sua zia, ma uno spettacolo che dal debutto girò tutto il mondo per ben  25 anni, sia pur contestato ed attaccato dai benpensanti.

Lindsay kemp con David Bowie

Ma a rendere Lindsay Kemp celebre presso il grande pubblico fu la sua collaborazione con David Bowie in versione Ziggy Stardust, per il quale si esibì durante i celebri concerti al Rainbow Theatre nell’agosto del 1972. Ma, come giustamente ha fatto presente la collega Marinella Guatterini,  di Kemp vanno ricordate ben altre cose, come il fatto di  avere una profonda conoscenza del masque inglese e del teatro elisabettiano a cui va aggiunto che con ”L’Incredibile Orlando”, performer non vedente, sia stato il primo a dare spazio all’espressività di un diversamente abile di eccezionale talento.

Insomma ieri a Livorno si è spento un grande uomo, dai tratti da folletto, sempre gentile ed affabile,  che aveva scelto l’Italia ed una sua città di provincia, per fuggire dai lustrini di Brodway, un uomo che fino all’ultimo affermava di non poter  mai scendere dal palcoscenico, ma che aveva anche capito che candidarsi continuamente all’autodistruzione non faceva bene nè alla salute nè alla vita in generale. “Bisogna avere cura dello strumento avuto in dono, anche se il segreto è vivere in maniera intensa” queste le parole che rilasciò in un’ultima intervista a Repubblica.

Francesca Camponero

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