Danza d’estate: non sempre scarpette e ombrelloni vanno d’accordo

Siamo arrivati in estate e come sempre arrivano, anzi fioccano, le comunicazioni di stage di danza internazionali, con relativi concorsi internazionali, con altrettanti docenti e giurati internazionali. Manifestazioni che hanno luogo da nord a sud Italia e che, avvalendosi di luoghi di richiamo turistico, vogliono catalizzare l’interesse di allievi e mamme a combinare la danza con le vacanze.

I manifesti e le locandine hanno i colori dell’estate ed il più delle volte mischiano raffigurazioni di ombrelloni, palme ed onde a scarpette da ballo, si legge anche di Campionati di danza, come se la danza non fosse più un’arte, e soprattutto si vedono fotografie di facce sconosciute riguardanti maestri sconosciuti con nomi che più che Maître de Ballet suonano come quelli di “picciotti” di Cosa Nostra.

Le promesse a chi parteciperà sono quelle di borse di studio per lo stage del prossimo anno, sempre con le stesse persone e nello stesso posto. Davvero un grande regalo! E poi ci sono i trofei di plastica, quelli che quando arrivi a casa non sai dove sistemare, ma in cui la targa ti proclama vincitore del primo, secondo o terzo premio. Ma di cosa?…

Come fermare tutto ciò credo che sia impossibile visto che da anni della danza, disciplina del rigore, se n’è fatto un business sempre più scadente, ma che a tanti frutta davvero tanto. Un dispiacere profondo per chi ama questo mestiere e lo fa con estrema professionalità. Un vero dolore per maestri di talento con curriculum di pregio che si vedono mischiati a maestri che “maestri“ non sono e che magari percepiscono lo stesso compenso, se non superiore, perchè hanno fatto un apparizione in una tv locale.

Un caro amico, professionista e maestro di valore un giorno mi confessò: “…concorsi tutti uguali, che offrono borse di studio ai vincitori per stage o campus che durano poco e che si somigliano tutti… tutti che offrono lo stesso pacchetto, le stesse chimere. Maestri buttati come gli allievi in situazioni imbarazzanti… numeri impossibili di partecipanti in 1 ora e mezzo di lezione, dove gli allievi non hanno spazio e chi insegna non ha modo di vedere e valutare nessuno… che tristezza… e poi ci si chiede come mai il mondo della danza traballa…“.

E tutto sulla pelle di chi studia e purtroppo non è capace a discernere le cose serie da quelle che non lo sono.

Quello che possiamo fare noi, oltre a denunciare il fatto, è quello di consigliare ragazzi e genitori a informarsi maggiormante sul nome degli insegnanti, prendendo visione dei loro curriculum, sperando anche che quanto pubblicato sia veritiero (il che non è sempre detto), e non farsi prendere dalla smania di partecipare a Concorsi dove bisogna accontenatre tutti i partecipanti e quindi ricevere un premio che non ha alcun valore.

La buona danza sta altrove, la buona danza è ancora nelle accademie di prestigio, lontano da spiagge e ombrelloni, la buona danza sta all’ombra dei riflettori delle false ribalte. Ricordo cosa consigliava la Scuola della Scala anni fa alle sue allieve per l’estate: tanto nuoto e bicicletta. Beh, direi che questo resta sempre un buon consiglio da favorire rispetto ad altre costose ed inutili soluzioni.

Francesca Camponero

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