L’Odisseo di Emma Dante torna a Itaca per ristabilire l’ordine perduto

Ha debuttato in occasione del cinquantanovesimo Festival dei Due Mondi di Spoleto Odissea a/r di Emma Dante, dopo il termine del primo biennio formativo della Scuola dei mestieri dello spettacolo diretta dalla regista presso il Teatro Biondo di Palermo.

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Emma Dante

La prima rappresentazione era stata eseguita all’interno dell’ex Chiesa di San Simone, mentre ieri il folto gruppo di giovani attori formati dalla Dante ha debuttato sul palcoscenico del Teatro Sociale di Camogli che ha raggiunto il sold out per l’occasione. Emma Dante piace anche al nord, piace a giovani e meno giovani, insomma piace a tutti, perchè il suo modo di far teatro è diretto, schietto, alle volte anche un po’ duro e volgare, ma arriva al cuore. E così anche la storia dell’errante Acheo che dopo vent’anni vuole tornare nella sua terra fra le braccia di moglie e figlio nelle sue mani diventa una favola leggera, raccontata fra smorfie e schitarrate, tra manate sul culo e baci sinceri, ma tradotta con la massima passione e davvero bene.

odissea-3La Dante attraverso i suoi attori fa sfoggio di una grande preparazione che spazia dal teatro danza di Pina Bausch, ai canti folk siciliani, fino al più compiuto recitativo della tragedia greca. L’ironia che la contraddistingue in ogni suo lavoro porta sul palco con franchezza maschi tanto beceri  e cialtroni quanto umani e sensibili, fra un gruppo di donne altrettanto leggere, insolenti e volgari, quanto dolcissime ed affascinanti come la sua Penelope che tesse il proprio lutto e vi si ricopre, regalando al pubblico la scena più bella di tutto lo spettacolo, quando gli attori si muovono come fusi di un telaio che genera il senso compiuto di quel manto da cui la donna si fa ricoprire per non vedere le brutture che stanno accadendo nella sua reggia. Sarà Telemaco a salvare la madre, a riportarla in vita in una nuova genesi oltre il lutto del corpo.

Dalla prorompente “schiera” iniziale che marcia avanti e indietro nell’eco di una Sicilia greca, lo spettacolo prende corpo alternando parole mormorate e poi gridate, canti sussurrati e poi urlati, danze accennate fino a diventare balli frenetici, mischiando stravaganza a lirismo in maniera naturale pur nella sua complessità. Carnalità e passione restano i tratti tipici di Emma Dante, che però chiude questo lavoro lasciando qualche perplessità. Compiuta la carneficina dei Proci ed ancelle, i quattro di casa si ritrovano in fondo al palco soli e smarriti, come a chiedersi “perchè”, domanda  che si fa anche il pubblico non trovando quella catarsi a cui la Dante ci ha sempre abituati.

Francesca Camponero

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